Un acquario di plexiglass

di Trasciatti il 29 gennaio 2012 · 0 commenti

 Acquario, il fantaperiodico figurato di Liberta Edizioni, è arrivato al numero 4. Il titolo di questo numero è “Plexiglass”. Dopo averci scarrozzato tra la Terra e il pianeta Ramar, tra strani esseri come il mummulitto e Lerchi, e tra strani uomini come Crampal e Sania Olms, l’astronave di Acquario sembra essere a una svolta. Verso dove? Non si sa. Quello che è certo è che “Plexiglass” non spinge nelladirezione narrativa, piuttosto in quella poetica. L’unico testo lungo non è un racconto ma un carteggio (Carteggio rivarolese), affettuoso e lunare, tra due amici di vecchia data. La fantascienza è qui solo una vaga eco, un sottofondo, un ricordo che cede il passo ad una sorta di fantastico campestre. I due amici parlano con i bombi, con le lucciole, col gatto Stellamaris (nuova e ricorrente presenza anche in altri testi) e rievocano refettori, diaconi, suore, orfani di Albenga… tutto un armamentario di sapore crepuscolare che è come il rovescio delle incursioni nel fanta-sexy. Colpisce anche la lingua, raffinatamente letteraria, intessuta di scelti toscanismi. E se, in quest’ultima uscita, da una parte predominano i frammenti di prosa lirica o le illuminazioni in versi, dall’altra prolificano i disegni, gli schizzi, i ritratti di personaggi, le figurine naif: omìni, alieni, fantasmi incappucciati, insetti, tanti insetti… come a sottolineare che il giornalino prima di tutto si guarda e poi si legge, e si può anche sfogliarlo in avanti o all’indietro, senza una concatenazione determinata, senza un prima e senza un dopo. E anche stavolta Acquario ospita i contributi grafici di due artisti non fantasmatici ed emergenti: Andrea Mattiello e Niccolò Storai, più incline al pittorico il primo, al fumetto il secondo, entrambi capaci di entrare benissimo in sintonia con il clima di questa luogo acquatico e siderale. Ma dicevamo degli insetti. Questo della classificazione entomologica, del catalogo di reperti naturali è un altro tema che ricorre spesso e che è evocato, in esergo, fin dal primo numero, come un dichiarazione di poetica:

Di conchiglia in conchiglia

generazione

dopo

generazione,

la collezione si era

notevolmente ampliata.

Ora un’intera ala

della nave madre era adibita

a museo di storia naturale.

E poi ecco che in “Plexiglass” arriva, a ribadire il concetto, il misterioso Pik che pare avere tendenze tassonomiche enciclopediche e (forse) ciclopiche:

Mi chiamo Pik, catalogo reperti:

macerie universali, pesci fossili;

pietre che al buio brillano e alla luce

si fanno nere, oscure come inchiostro;

ho francobolli dai colori rari,

monete fuori corso sui pianeti

e certi librettini di figure…

Acquario è in vendita sul sito dell’editore (www.libertaedizioni.net) e presso L’Elefante Libreria del Fumetto, viale Europa 16 – Pescia (PT).

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