Vannini verso la luce

di Trasciatti il 11 novembre 2011 · 51 commenti

Ecco. Non sappiamo se dobbiamo dare credito ad alcuni recenti fatti di psicofonia, comunque un tale che sostiene di essere stato paziente del Vannini ci manda questo disegno (pastello e scarabocchio) affermando che quello che si vede è il Vannini medesimo ritratto nel momento del trapasso.

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nedovannini padre e figlio della psichiatria novembre 11, 2011 alle 16:33

in parte confermo.
ossia: questo sono io ma non nel momento del trapasso. non esiste “il momento del trapasso”. si è nel trapasso prima dopo e durante. questo è il vero mistero della trinità: l’unità dei tempi (tutti e tre morti). non si passa da un prima (padre) a un dopo (figlio) attraverso un durante (né padre né figlio). non c’è passaggio ma totale immanenza. la famosa immanenza immobile. la cosiddetta mortalità immortale dei tempi trini.
nv

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Bovarì novembre 12, 2011 alle 03:00

Io non sono filosofo come lei, Vannini, sempre ammesso che sia lei a parlare. Sono solo un modesto veterinario di campagna e per me un prima e un dopo ci sono: un vitello prima è dentro la pancia della mucca, poi è fuori. Come vede, per me prima e dopo si portan dietro anche dentro e fuori, il buio e la luce, il caldo e il freddo. Poi magari ha ragione lei che è tutto immanente e tutto immobile, però lo capisce che è difficile da intenderlo per noi di campagna. Io per la Trinità ho la massima deferenza, me l’ha insegnata il prete, ma ho come il sentore che lei voglia dir qualcos’altro con queste cose trine, non mi sembra un discorso da preti, il suo. Con tutto il rispetto per entrambissimi, lei e i preti.

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Bovarì novembre 12, 2011 alle 03:02

Comunque è proprio un bel disegno.

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nv novembre 12, 2011 alle 14:37

mucche vere? vitelli in pelo e carne? ma di che parla emmolo? la veterinaria agreste esiste solo nella sua testa di psicopatico di campagna.
io non sono filosofo. sono supremamente morto e supernamente vivo (o viceversa), ma anche né supremamente morto né supernamente vivo (o viceversa). dunque la smetta con le stalle. la verità è nei cosiddetti cimiteri.

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Bovarì novembre 12, 2011 alle 22:30

Psicopatico sarà lei, Gran Cafone del Grand’Oriente del Cacchio, e nei cimiteri non ci sono mai andato, non ci vado e non ci andrò.

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Trasciatti novembre 14, 2011 alle 00:38

Lei, Vannini stramorto o redivivo che sia, deve intendere una cosa: o si fa il Cavallo o si muore. Io avevo convinto il Cavallo a venire in ambulatorio e ci veniva volentieri, alla fine. Ma lei non lo capisce il Cavallo, non si applica, non presta ascolto al suo sottile linguaggio, alle sue froce tremule.

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nv novembre 14, 2011 alle 10:19

froce?
ma che veterinario è lei?

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Bovarì novembre 14, 2011 alle 12:35

Sì, caro Vannini, il mio collega, il veterinario applicato Trasciatti, ha ragione: le froce dei cavalli sono tremule come gelatina, e non sono una cosa sconveniente, le froce. Cos’ha capito, lei?

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v novembre 14, 2011 alle 15:34

ma che veterinari siete??? froGe si dice!

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Bovarì novembre 14, 2011 alle 22:59

Guardi, consento che la dizione più corretta sia froge, come dice lei, ma è accettata anche froce con la C. In ogni caso, i nostri cavalli hanno la C.

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Trasciatti novembre 14, 2011 alle 23:00

C come cavallo, appunto.

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Bovarì novembre 14, 2011 alle 23:00

Sì, C come cavallo.

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La badessa novembre 18, 2011 alle 20:24

E a proposito di V come Vannini o come Varnelli le dico che ho controllato il sottotitolo della succitata bevanda spiritosa : “a farmi preferir basta un assaggio”, e a proposito di liquori all’anisetta dovete provare le gocce dell’Imperatore, blandiscono le labbra con un gustino all’anice leggero e poi in bocca fanno fuoco e fiamme,con due gocce in un litro d’acqua si fa una bevanda buona sia per gli uomini che per gli equini che per i bovini. Ma nello specifico ritengo che la resurrezione del Vannini, sia da addurre allo Schweeden Bitter, amaro dalle 46 proprietà guaritrici. Il foglietto ne illustra solo 42, spaziando dall’orzaiolo al cancro, dunque le quattro proprietà occulte non citate apertamente sono con tutta probabilità relative alle resurrezioni degli psichiatri immano transumanti uni trinitari.

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Trasciatti novembre 19, 2011 alle 02:46

Ah che belli i tempi del Varnelli, quando facevo la spola tra i barini di Spoleto e la mia celletta sul Monte Luco…

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v novembre 19, 2011 alle 09:57

mi piace molto signora badessa.
anche la sua definizione di psichiatra immanotransumanteunitrinitario è veramente calzante.
meglio sarebbe immanotranseunteunitrinario. ma va bene lo stesso.

suo nedo

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Piedistall novembre 19, 2011 alle 17:34

Mah, io capito qui per la prima volta e questo che si firma v mi pare un leccapiè

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v novembre 20, 2011 alle 11:55

qui c’è davvero bisogno di una badessa e di un governo liturgico.
poche parole ma sante.

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Trasciatti novembre 20, 2011 alle 23:02

Lei mi sembra tutto tranne che un uomo di poche parole, men che meno sante. Per non parlare poi di sua sorella Sonia Bucci…

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v novembre 21, 2011 alle 00:35

mia sorella?

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La badessa novembre 21, 2011 alle 11:38

Mio caro vescovo,

Come sta sua sorella?

La disturbo un momentino per chiederle se ce l’ha mandato lei a noi sorelle quel dottore nuovo con la barba da capretta il dott. Trisciatti. Ha curato bene suor Angelina e ha dato un’ occhiata anche alla gatta, che ultimamente ha perso tutto il pelo, a suor Angelina ha prescritto la tachipirina mentre al gatto un po’ di vitamine, quel Trisciatti è bravo ma mi ha fatto un certo effetto … o è uomo morto al mondo, oppure bizzarro, con quel suo particolare biglietto da visita: davanti una foto col suo ritratto a destra e a sinistra una gran quantità di teschi e di scheletri di non si sa quale ossario, dietro al biglietto è stampato il suo nome A. Trisciatti e vicino al nome una sottile ma lunga croce latina nera. Lei lo aveva mai visto, caro vescovo, il biglietto da visita del dott. Trisciatti?
Ho pensato anche che fosse un biglietto speciale per noi consorelle, comunque caro Vescovo, la prossima volta che ci manda un dottore, si consulti con me, ci piaceva anche il dott. Viannini, uomo elegante, visitava a distanza e noi sorelle eravam tranquille, stava sulla porta, un’ occhiatina e la diagnosi era fatta, suor Innocenza se lo ricorda sempre.

Le bacio l’anello e lei, mi baci sua sorella.

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vannini novembre 21, 2011 alle 14:40

cara badessa,
sì, ho sempre visitato a distanza e la diagnosi, come dice suor innocenza, era infallibile.
io son qui un po’ frastornato dalla luce, ma dev’essere questa faccenda dei neutrini superveloci che mi inquieta.
io, come saprà, non sono ancora vescovo, ma credo che non mi serva. sa, la santità ha come uno scivolo, qui, proprio qui, sotto la punta delle scarpette felpate da primario.
il trasciatti? sì, è un ometto senza particolari ambizioni, un ometto di stalla. legge flaubert per profumarsi le froge del naso (che lui chiama froce). un veterinario confuso, con dei momenti di assenza abbastanza preoccupanti.
robetta.
vannini

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B come Badessa novembre 23, 2011 alle 20:09

Caro Vannini

L’ambulatorio dottore non esiste più, non se n’era accorto? Oppure son io che non riesco a trovarlo, ho un grave difetto nell’orientamento.
Sarà che la patente me la dettero, ma se vuole proprio che glielo confessi, me la dettero per grazia di Dio, me lo ricordo ancora, quando alla fine dissero “accosti”, dopo che avevo guidato in modo impeccabile, salii su un marciapiedi bello alto con una gomma, e mi pare che si danneggiò un poco, poi mi scappò da urlare “Santa madre de Dios!” e l’esaminatore scosse la testa e disse Lo capisce anche lei sorella, deve ridare l’esame da capo. Tutto, anche i quiz dello scritto, ripagare la tassa, gli esercizi di guida; in convento non dissero niente, la superiora fu buona e mi rincuorò dicendo, Suor Benedetta non ti scoraggiare perché una macchina in convento ci serve.

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B.B. novembre 23, 2011 alle 20:11

E’ questo vannini il posto che lei chiama ambulatorio?
E se facessimo un bel parlatorio?

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v novembre 24, 2011 alle 23:25

sì. io lo vorrei un parlatorio.

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Bovarì novembre 25, 2011 alle 00:30

Io non so, mi hanno chiamato in piena notte: Dottore, venga, c’è la cavalla che muore. E io: ma come muore? ma lo sa che ore sono? Ma quello: Venga per carità, la cavalla è l’ultima cosa che ci è rimasta da quando se n’è andata la povera Carlina.
Allora cosa dovevo fare? Mi sono alzato, mi son messo le calosce, ho preso il borsone di cuoio e son montato sul calesse. Faceva un freddo della madonna. E pioveva, certi scrosci come secchiellate di acqua diaccia marmata. Io ci ho la giubba cerata, per carità, alla meglio me la cavo, ma in faccia le secchiate me le prendevo eccome, e le mani sulle briglie, ghiacce marmate anche le mani e rosse mi son diventate dopo, tutte screpolate…

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v novembre 25, 2011 alle 14:44

caro dottor bovarì, lo vede com’è dura la vita senza un chiostro?
ecco dove sono finito sprofondando nella luce. in un conventucolo disabitato sul nascere. l’erba però sulla mia testa cresce ancora abbastanza folta, nonostante una follicolite semidecalvante che mi sono autodiagnosticato (perché la psichiatria non è acqua di colonia).
per la cavalla mi dispiace. ma era alata? sa. il cavallo di per sé non è proprio un uccello, ma in fondo nemmeno i maiali sono usignoli. eppure c’è tutta una letteratura paramedica sul canto e sul volo dei porcellini.
v

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Bovarì novembre 25, 2011 alle 22:52

Vede, illustrissimo Vannini, io sto scrivendo un libro e vorrei essere lasciato in pace, sono stato un bravo veterinario equestre in gioventù, ma ora sono un po’ stanco, sto scrivendo le mie memorie e devo fare in fretta perché mi sto scordando tutto. Faccio delle memorie alla rovescia perché le cose più recenti le ricordo meglio, e poi vado giù giù, a ritroso negli anni. Per ora sono arrivato al mio matrimonio, ma siccome mi son sposato tardi, non è che abbia fatto un gran lavoro, diciamo che la maggior parte della mia vita ci ho ancora da scriverla e ho paura che se arrivo a ricordarmi di quando ho fatto il militare a Digione sarà graziadiddio. Capisce che allora questo venirmi a svegliare nel cuore della notte, quando è poco che ho preso sonno perché son stato allo scrittoio, mi turba non poco. E poi ecco, sono arrivato alla stalla di quella cavalla tutto inzuppato fradicio e non c’era più niente da fare, mi han chiamato troppo tardi e io mi son buscato una mezza bronchite.

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Bovarì novembre 25, 2011 alle 22:54

Comunque no, non era alata.

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Bovarì novembre 30, 2011 alle 01:00

Vannini Illustrissimo, mi sente? … Mi par di no, non risponde. Io chiudo gli scuri perché è tardi e fa anche freddo. Mia moglie, la signora Emma, è già di sopra nel lettone, magari ora salgo anch’io e ci scaldiamo un po’. E’ bello avere una moglie che ti aspetta nel lettone, è anche innamorata la mia signora. Però non so di chi. Forse di me, ma non son sicuro. Poi domattina devo andare in paese a far ferrare il cavallo, son vecchi quei ferri lì, vanno cambiati. Il maniscalco è un brav’uomo, qui son tutti bravuomini, però guardano un po’ troppo la mia sposa. E lei oltretutto, gli piace di uscir da sola. E gli piace anche di restar sola in casa, mi sono accorto. Mi sa che domani non ci vado a ferrare il cavallo. Mi sa che sto tutta la mattina in casa, domani.

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vanniniparapsichiatrainduttivo dicembre 1, 2011 alle 19:11

caro carlo,
il ferro di cavallo è indubbiamente un ferro cornuto, e ogni cosa ha un significato, lei me lo insegna.
io la sento, la sento, ma che posso dirle? sua moglie mi pare una donnina ammodo. certo legge di tutto, e la lettura indiscriminata si sa a cosa porta… porta a ferrare cavalli alati, caro dottore!

suo nedo

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Bovarì dicembre 1, 2011 alle 22:34

Illustrissimo Vannini, lei mi confonde chiamandomi dottore, sono solo un veterinario da stalla, un levatore di conigli… Comunque, stamani sono stato in casa e la mia Emma dopo un po’ ha cominciato a dirmi: Ma che ci fai lì alla finestra? Non ci vai a lavoro? Allora io dicevo: Sì sì, ora ci vado, devo finire di guardare una cosa. Dopo un po’ lei ripassava e mi diceva: Ma che ci fai lì davanti al camino? Son quasi le nove, vai a lavorare! Lo vedevo che era impaziente, secondo me ci aveva un appuntamento e stava lì e rigirava per le stanze, e sbuffava e mi dava delle occhiate… Insomma, alla fine mi son deciso a uscire, mi son messo il pastrano, il cilindro di pelo, ho preso il borsone e sono andato fuori, son salito in calesse. Però, appena uscito dal paese ho lasciato cavallo e calesse da Boiano il doganiere, gli ho detto: Ti dò una bella mancia, tieni qui buono il cavallo finché non torno. Allora per i campi son tornato indietro e mi sono acquattato dietro casa mia, ci volevo veder chiaro in questa storia.

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bovarì! dicembre 26, 2011 alle 10:52

bovarì! mi dà noia il do con l’accento. io son pittore e l’occhio vuole la sua parte. do sta bene bello pulito così.

a proposito, i fratelli vannini son tre: nedo (psichiatra), roberto (rappresentante di articoli religiosi) e ottorino, cioè io (pittore-decoratore)-

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Bovarì dicembre 26, 2011 alle 11:59

Illustrissimo Pittore Vannini, mi scuso per quell’accento che ho lasciato cadere inopinatamente. Io, sa, son veterinario, non uomo di lettere e allora per paura di mancare eccedo. E poi, senta, visto che suo fratello buonanima, Dio l’abbia in gloria, non c’è più, mi dica lei cosa devo fare con questa Emma, che è la moglie mia, e che comincia a darmi dei tormenti che non ci dormo più.

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ottorino dicembre 26, 2011 alle 14:04

a lei piace giovanni fattori?
voglio dire le piacciono le vacche di fattori?
e antonio fontanesi?
voglio dire le piacciono i pecori di fontanesi?
vede bovarì, son pittore. di mogli e di mariti non me ne intendo.

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Bovarì dicembre 26, 2011 alle 15:48

Illustrissimo Ottorino, io di fattori ne vedo molti, anche di pecori e di vacche, ma questo fattore Giovanni e questo dottor Fontanesi non li conosco. Io mi aggiro nella zona della maremma ulivetana, raramente mi spingo più in là, arrivo a volte fino a Roccarbagia, ma anche lì non li ho mai sentiti.

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8 dicembre 26, 2011 alle 16:23

lei è troppo modesto bovarì. se continua a sminuirsi così un leone della maremma ulivetana lo sbranerà occhieggiando quella vacca…

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Trasciatti dicembre 26, 2011 alle 19:41

Lei dice che son modesto? Non so, sono stato educato così, a ceffoni e a punizioni di star con le ginocchia nude sul granturco. Tutta la mattina mi ci tenevano quando sbagliavo i compiti. Ma poi son venuto su bene, sa, bello robusto. E alla mia mogliettina Emma son piaciuto subito con le mie manone e anche… be’ non sto a dire altro.

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la badessa di norcia dicembre 27, 2011 alle 00:38

Ma lei signor veterinario Bovarì, si lava bene quando torna a casa dalla sua Emma? Non per fare l’igenista, ma non porterà mica in casa l’odor di stalla, so per sentito dire che a molte donne, specialmente alle cittadine dà noia l’odor della campagna, mi fece questa confidenza il contadino Fuzzi un pomeriggio nella sua baracca mentre faceva i salami, accompagnavo il curato per benedir le bestie il giorno di S.Antonio, e il Fuzzi mi disse che una donna lui non l’aveva mai trovata anche perché secondo lui puzzava un po’ di stalla, e le donne quando s’avvicinavano storcevano come un po’il naso e per il tempo in cui ho soggiornato nella sua baracca non so se posso dargli torto.

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Bovarì dicembre 27, 2011 alle 01:18

Reverendissima Badessa di Norcia (mi verrebbe da chiamarla Norcina, ma non so se posso permettermi), lei tocca un tasto doloroso, anzi, diciamo pure odoroso. Ma cosa devo fare? Devo lavarmi tutti i giorni? Io ho sempre saputo che un certo odor di selvaggiume piace alla donna, e anche la mia Emma non l’ho mai vista storcere troppo il naso… però è anche vero che quella volta che mi son nascosto dietro casa passando per i campi, ho visto un damerino tutto impomatato che gironzolava in su e in giù davanti al cancello e teneva in mano pure un bel mazzo di rose che dovevano profumare, anche se dalla distanza non potevo dirlo. Allora, a un certo punto, è uscita sulla porta Emma, ha attraversato il giardino fino al cancello. Io ero lì che fremevo e mi mordervo le labbra e mi dicevo: vuoi vedere che lo fa entrare? Loro stavano lì e cinquettavano da una parte all’altra del cancelletto, il damerino le ha dato i fiori, lei li odorava, ci infilava il naso dentro e sorrideva che pareva proprio contenta. Io non sapevo cosa fare, volevo uscir fuori e chiedere spiegazioni, ma poi mi sembravo ridicolo e allora restavo nascosto e poi mi vedevo che avevo anche le scarpe tutte sporche di melma e i pantaloni pure, così son stato lì a mangiarmi il fegato per un po’. Poi finalmente quel bellimbusto se n’è andato, Emma è rientrata in casa. Non è successo nient’altro quella volta lì.

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ottorino vannini dicembre 27, 2011 alle 14:03

trasciatti!
igienista senza la i è peggio di do con l’accento (molto peggio).
insomma, son cosette ma feriscono l’occhio del pittore.
corregga per favore l’epistola (pettegola) della signora badessa!

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badessa dicembre 27, 2011 alle 19:29

Questo Ottorino è tutto suo fratello! Ha ragione, ma con queste messe di mezzanotte, le chitarre, gli organi, i chirichetti da organizzare, vai a comprare i ceri, prepara la mensa del povero, poi non è mica per volermi scusare, ma lo sa caro pittore che nonostante la scuola magistrale delle volte ho delle indecisioni spaventose sull’ ortografia e la grammatica? Su cose anche banali, non mi ricordo più come si scrivono certe parole.

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ottorino dicembre 28, 2011 alle 00:37

trasciatti manda via questa donnetta!

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Trasciatti dicembre 29, 2011 alle 12:55

no, mandala via te

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la badessa gennaio 1, 2012 alle 23:54

la badessa si sbadessa. decisione del1/1/2012

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f.p gennaio 1, 2012 alle 23:55

f.piediluc in realtà è una donna 1/1/2012

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Trasciatti gennaio 2, 2012 alle 23:35

Non è possibile! Non è possibile!!

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notiziario gennaio 3, 2012 alle 01:03

I camionisti si sono schiantati sul Brennero

Le donne delle pulizie si son messe a giocare in borsa

la paziente ha smesso di sognare

il nipote ha conosciuto il nipote di Rameau e si è trovato bene

Lo attesta uno scarabocchio fatto sopra pensiero su un’agendina rossa: un bel volto di donna, il collo formato da sette faccine quattro con gli occhi e tre senza e sette colli, che la legano al busto. Con una mano la donna saluta, la mano ha sei dita e contiene altrettante palline-teste, le unghie della mano finiscono a punta, non vuole graffiare, saluta, solo la scatola cranica non c’è, la testa finisce con le sopracciglia la testa rimane aperta senza calotta, l’anima evapora cerca le sue vie chissà se le trova

Buonasera

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ottorino vannini pittore gennaio 6, 2012 alle 12:45

caro notiziario,
mi sembri uno in gamba. io che sono ottorino tanto in gamba non sono, per una serie di motivi indicibili. dunque mi appoggio a te e ti prendo in parola anche sulla faccenda delle teste. come pittore queste cose le capisco bene, oltretutto la testa è un’unità di misura e di scomposizione. dirò di più: il sistema metrico decimale nasce dalla misurazione della calotta cranica umana. dopo, ma solo dopo, si è pensato a un rapporto con la circonferenza della terra.
per i camionisti un po’ mi dispiace. gli idraulici son molto più colpevoli. le pulitrici che giocano in borsa non so perché mi fanno venire il nervoso.
a presto.
ottorino vannini pittore

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Trasciatti gennaio 6, 2012 alle 13:36

Buongiorno e buonanno. Mi pare vieppiù interessante questa faccenda dello scarabocchio sull’agendina rossa. Vorrei vederlo, me lo può mandare per favore? Direi che mi piace anche questo parlare a parole dei disegni, vien fuori una critica descrittiva molto artistica. Anzi, proporrei questo esperimento psicografico. Cioè ridisegnare lo scarabocchio dell’agendina a partire da questa descrizione. E solo dopo guardare l’originale, ammesso che poi ce lo mandino.

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notiziario gennaio 8, 2012 alle 23:16

La sua idea non è male caro t. descrizioni di scarabocchi fatti da chiunque sulle agendine, quando si aspetta o si sta al telefono o semplicemente ci si rilassa, si sa che con la più grande nonchalance anche un ignorante di disegno riempie fogli interi, facendo bene non si sa cosa, ma qualcosa di rivelatore, in questo caso la descrizione verbale al terapeuta che dovrebbe ridisegnarlo potrebbe esser l’avvio a creare un buon rapporto empatico tra i due, e forse un esercizio divertente per chiunque, poi il raffronto, qui bisognerebbe far intervenire la Calvagna e sentire che cosa ne pensa.

Avevo pensato una volta anche all’ analisi e allo studio delle agende di parenti e amici, io come sempre scopro la mia inettitudine se guardo alle agende di certi miei parenti così piene di impegni, rispetto alla mia con quattro appunti, cena qui, cena là idraulico, falegname

Alcuni invece dell’ agenda usano ad esempio un foglio A 4 a quadri mensile su cui tracciano gli impegni e lo tengono nella tasca dietro dei calzoni …. altri semplici foglietti volanti sempre tenuti in tasca, anche piccoli, poi finito l’impegno li gettano, abitudini queste che sarebbe interessante approfondire.

Ma lei come sta? Come va la regia?

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Bovarì gennaio 13, 2012 alle 11:37

Ah guardi, anche lei cerca il Trasciatti? Lo sa che è un bel po’ che non lo trovo. Io dovevo fargli vedere delle agende che ho trovato in una stalla sotto il fieno e anche sotto… non so se si può dire… però insomma erano anche un po’ sotto della merda. Ecco, l’ho detto. E in queste agendine c’erano delle figure un po’ spinte, come degli uomini con gli attributi tutti di fuori o anche delle donne a gambe un po’ larghe. Allora secondo me sono agendine di uno stalliere che non mi garba punto e che ho già visto girare un po’ troppo vicino alla porta di casa quando sulla porta si affaccia Emma. E’ uno quasi analfabeta, è per questo che disegna e fa’ proprio quei disegni lì dopo che ha visto Emma, secondo me. Io comincio a uscire sempre meno di casa e rifiuto anche dei lavori, dico per esempio che non posso andare nella tal cascina a vedere la mucca e che ci andrò appena posso, ora sto male, ho gli orecchioni, non posso prendere il calesse, capisce? Capisce perché temo a lasciare Emma sola in casa, con tutti questi stallieri e questi damerini che gironzolano e si pavoneggiano da tutte le parti?

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