Un’altra bella recensione al ‘Ministro’

di Trasciatti il 11 novembre 2011 · 0 commenti

Giuseppe Moscati su “Rocca”, 14 ottobre 2011

Diciamolo subito: qui i veri protagonisti sono i particolari,
i dettagli con le loro vivaci oggettivazioni. La
coprotagonista è la leggenda con la sua conoscenza
‘altra’ e la sua verità ‘altra’, entrambe capaci di potenziare
enormemente l’immaginazione. L’io narrante,
quando compare, si confessa «affascinato e sconvolto»
da creature leggendarie che, togliendogli ogni sicurezza,
gli appiccicano addosso un’«ansiosa malinconia».
Risultato: stato d’incessante e straziante inquietudine
(almeno sino al colpo di scena finale). L’immagine della vecchia
fornace abbandonata – dal cancello corroso, il muretto
slamato, la ciminiera mozza e un tempo sollecitata
dal fumo di una tenace e frenetica combustione
(pare di sentire il forte odore di polvere cotta) e soprattutto
dalla torre di guardia nera, spettrale, spigolosa,
magra, inquieta pur nella sua dolcezza antica – farà
pensare qualcuno alle ben più tragiche atmosfere di
Das Kalkwerk di Thomas Bernhard, ma credo che su
tutti il riferimento principale è l’insuperabile e fantasmagorico
universo narrativo kafkiano. Basta pensare
ad Arne, che si riconosce come un animale in cerca
di un rifugio sicuro da pericoli indeterminati e dal rischio
di cadere vittima di una scomparsa improvvisa,
o allo straniero (I pianeti della stella polare) che, inseguendo
un messaggio, va dal guardiano del faro e
chiede: «Che cosa dice la Legge?». E il faro tiene accese
le speranze di chissà quanti, ogni notte, con il suo
luccichio intermittente. Il paradosso vuole che il
ministro della Muraglia che dà il nome a questa raccolta
di Racconti dall’abisso (con 10 disegni di Loretta
Schievano) non abbia mai visto la Muraglia (!), dove
l’enigma intriga e spaventa insieme, attrae e terrorizza:
quando un anonimo insinua il dubbio che essa sia ridotta
a «sparse rovine», tutto vacilla, tutto un ordine di
‘valori’ sta per crollare. I racconti di Longo si snodano
tra tensioni, timori e curiosità, ansie, spasmi della
memoria e «norme dei corpi astrali», mentre il suono
si compenetra con il silenzio e lo spirito con gli
aneliti della materia. È così che incontriamo d’un tratto
uomini-pesce e un orrore nauseabondo non certo di
questo mondo, ma ad incubo finito anche lo scintillio
dell’acqua limpida al sole del mattino, poi una valigia
piena di cose inutili, un misterioso asteroide, il cielo di
piombo del mondo di Udvar e poi ancora: le mute sfingi
di quarzo al porto di Dania, tanti occhi ostili dal terribile
cerchio bianco delle cornee, una ierofania, un déjàvu,
un dormiveglia…

(In alto: disegno di Loretta Schievano)

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