Angelica D'Agliano: L'asino

Sab, 08/01/2009 - 23:21

Angelica D'Agliano: L'asino

 

Quando la lanterna al bordo della strada si accende di rosso, una scampanellata soltanto avverte la gente che il passaggio a livello sta per chiudere. E infatti non faccio in tempo a stringere i freni della bicicletta che l'asta già cala sulla via, sotto il sole della periferia di Viareggio.
L'aria marina spira da ovest. Col tempo sbiadirà gli intonaci e mangerà le piante, così come adesso gli arbusti hanno sbriciolato l'asfalto ai lati della strada.
Osservo gli steli ascendenti e le foglie sottili delle gramigne piantate nelle crepe della via. Più in là, vicino ai binari, saetta l'erba viperina, irsuta e mellifera, con le corolle azzurre ubriache di sole. E poi il trifoglio ladino dal fusto strisciante e i fiori bianchi incerti sui peduncoli brevi e timidi. O le foglie tomentose della pelosella, così ispida e dalle corolle ligulate appena appena porporine. Le campanelle si avviluppano lungo la ruggine di non so quale rete di letto abbandonata nell'erba lì accanto. I petali rosati quasi mi sfiorano il polpaccio, boccheggiano tra i viticci serpentini, mentre più sopra tremulano già ben divaricate le lunghe reste ginocchiate e ritorte delle pannocchie di avena fatua, e il ricamo bianco delle ombrelle di carota selvatica.
Ogni cosa è incipriata da una polvere desertica, africana, e quando appoggio il piede destro a terra e il telaio della bicicletta si inclina tutto da un lato, mi sembra quasi che la pelle si sfogli nel pulviscolo che appanna l'aria tutto intorno.
Il mio lavoro consiste nel vendere vino. Vado nei ristoranti e nei bar con una cartellina piena di fotografie di fiaschi e di bottiglie, mi presento e chiedo se vogliono del vino. Quando riesco a fare un ordine la ditta mi da una percentuale. Per adesso ho fatto due ordini. Uno al circolo operaio della Darsena, ossia il crò del porto, il secondo in una rosticceria. Gli altri mi hanno cacciata perché dicono che c'è crisi e che non vogliono comprare, oppure perché il mio vino non è buono abbastanza.
Il vento sa di pesce fritto e di crema per prendere il sole. È normale, penso, è l'odore dell'estate di Viareggio, dei turisti e di tutto il resto. Ma sotto c'è anche qualcosa di spesso e di acre, che sa come di olio e mare, di pini, di semi di erbacce.
Io scendo, abbasso il cavalletto e intanto mi massaggio un po' i polsi. Fra la maglietta e lo zaino, dietro la schiena, sento una macchia bagnata che parte dal collo e arriva fino alla cintura. A ogni folata un velo di sabbia ci si appiccica e mi appanna come il resto del paesaggio.
Il treno passa così all'improvviso che per un attimo al posto dei capelli mi ritrovo un vortice di polvere e vento. Con una scampanellata le sbarre si alzano di nuovo e per me quello è il segnale che posso continuare il giro.
Come in tutte le cose, la partenza è sempre molto dura. Due ordini in un mese di lavoro. Mi sollevo e faccio ricadere il peso del corpo sui pedali. Un po' pochi. Ma non dipende a da me, è il mio vino che non va bene. Lo trasporto nelle fiasche tappate col sughero, dentro al cestino della bici. Non c'è nemmeno l'etichetta. In fondo ai bicchieri resta sempre un dito di feccia rossa che impasta la bocca. È un vino da bestemmiatori. Forse una ventina di anni fa sarebbe anche andato bene, ora non lo vogliono nemmeno i portuali.
Il vino che si beve nei bar di Viareggio, infatti, è limpido e dorato. Viene colato dentro a certi globi di cristallo, in piccole quantità, lungo i bar della costa, oppure viene spillato direttamente nelle caraffe. La moda vuole che venga da lontano: dal Piemonte, dalla Campania, dalle terre del Sannio.
Lo bevono i turisti fiorentini e romagnoli, che poi sono gli stessi che vogliono il cacciucco senza peperoncino. Prendo una buca, e le bottiglie tintinnano nel cestino. È chiaro, sentono che brucia e non ne vogliono sapere. Ignorano, per così dire, le motivazioni storico-sociali del peperoncino, che in origine era il trucco dei poveri per far fuori il pesce marcio, (il solo psicopompo che poteva traghettare gli avanzi di mercato dal fondo delle cassette al fondo degli stomaci) sotto forma di una zuppa indiavolata, da mandar giù col vino forte, come il mio, e dei gran tocchi di pane, se non volevi ustionarti tutta la bocca. Ora il cacciucco viareggino si mangia nei ristoranti decorati con le reti, i salvagenti e gli acquari pieni di aragoste, nella nuova veste di zuppetta appena appena peperina rigurgitante dei pezzi del meglio delle creature marine che popolano le acque del molo. Ho provato a domandare il perché di questa trasformazione a un vecchio ristoratore del posto. Lui si è stretto nelle spalle e ha continuato a pulire il pesce. Il tagliere si riempiva di petali trasparenti e le pentole di corpi scorticati. Pagano, mi ha detto con faccia canagliesca.
Invece quando si parla del mio vino c'è sempre crisi. Non ci sono soldi, né lavoro. I bottiglioni sono ancora dentro al cestino, polverosi come appena usciti di cantina. Mi hanno detto di bermeli io, ma io non butto giù alcol. Non prendo nemmeno l'acqua gassata.
Mi domando perché mi è venuto in mente di continuare il giro nelle stradine dell'entroterra. Qui ci sono serre di verdure e stabilimenti industriali. Le piante si susseguono ognuna uguale all'altra dentro a un'unica impalpabile nuvola di insetticida che ricopre tutta la piana, fino al momento in cui non verranno recise e poi mangiate in molti modi diversi.
Un semaforo rosso mi costringe a fermarmi a un crocicchio. Alla mia destra c'è un recinto fatto con del materiale di recupero. Tra le pareti di lamiera e di reti metalliche si affaccia un campetto chiazzato di polvere. Dentro, accosciato proprio in una sella di terra, vedo un asino nero. Con gli occhi socchiusi, il collo ripiegato e le zampe raccolte sotto al corpo sembra quasi che dorma. Ma una scintilla balena nella fessura della palpebra. Forse in realtà è sveglio e mi sta guardando.
Come si fa a chiamare un asino? È la prima volta che ne vedo uno in carne e ossa. Forse dovrei ragliare? No, la cosa più giusta dev'essere usare il suo nome. E infatti non appena gli do una voce lui erge tutta la testa sul collo. Allora faccio schioccare le labbra, così come mi viene, e l'asino muove prima una zampa e poi l'altra finché non riesce a mettersi in piedi.
Dondolando, mi viene incontro a capo chino. Senza che dica nient'altro si avvicina fin quasi a sfiorare la rete con la fronte. Allora mollo la bici e gli vado incontro.
Alcuni di quelli che sono in fila con me al semaforo si mettono a sghignazzare. Due ragazzini mi passano vicino con la vespa, rallentano, e quando sono a pochi centimetri da me quello dietro si piega tutto da una parte e urla HIIIII-HOOOO! Poi danno una sgassata e si dileguano via. Intanto il vino scintilla sotto al sole nelle fiasche.
L'asino resta in silenzio, e sbatte un poco le palpebre dalle ciglia foltissime. Ha una testa esagerata, e nei punti che toccavano terra mentre era sdraiato gli manca il pelo. Al suo posto ci sono delle chiazze di pelle spessa, e in alcuni punti non è rimasta nemmeno quella.
Allungo le dita e le dirigo con calma verso il collo, in modo che lui possa vedere cosa sto facendo. Quando arrivo a toccare il pelo sento la terra incrostata che si sbriciola sotto i polpastrelli. Da quanto tempo è qua questa bestia? Azzardo una pacca. L'asino resta immobile e nell'aria si alza una nuvola come di farina.
Dietro al recinto, dopo una catasta di scheletri di lamiera e di spazzatura, si allungano due serre di pomodori. Un uomo scosta un velo di nylon e esce preceduto da una bracciata di ciarpame che poi tira nel mucchio di pattume, con un movimento da marinaio. Sulla testa ha un fazzoletto con le quattro cocche annodate a mo di berrettino, mentre una specie di vello ricciuto gli ricopre le spalle e la schiena nuda. Si ferma a guardarmi. O forse guarda il vino, che adesso da sotto i tappi fa una schiuma spessa come bava di lumaca, probabilmente per il gran caldo.
Intanto, l'asino si è portato davanti al cancello, laddove le sbarre sono abbastanza distanti da poterci infilare le mani senza sforzo, e ha abbandonato tutto il proprio peso alla recinzione, appoggiandosi sul fianco sinistro. Vedo solo un occhio acquoso e scuro come di ciottolo di fiume che mi prega sotto al sole, l'incurvatura di cigno del collo cinerino, e i pennacchi ritti delle orecchie carnose e plumiformi. Poi la sagoma si allarga nell'otre del ventre appeso come un festone agli appigli vertebrali e alle prominenze ischiatiche.

Ritorno a casa molto tardi, con le mani che mi puzzano d'asino e la cesta vuota. Ho regalato tutto il vino all'uomo del ciarpame.

 

(In alto: disegno di Nicoletta Calvagna, che è andata in giro, su nostra richiesta, a cercare asini disposti a posare)

Guarda il profilo facebook di Angelica D'Agliano.

  1. Kabala on Lun, 08/03/2009 - 10:22

    visto il disegno e letto il racconto.

    ergo sum.

    propongo un minuto di silenzio contro il cacciucco da invertiti su cui si piange poco sopra. Ma ahimè, il tempo fugge e a comandare è sempre chi paga.

  2. Kabala on Lun, 08/03/2009 - 10:39

    Scusate la firma mancante: sono io, Libé Déscartes (e infatti il cacciucco si fa con i Descartes Delpesces)

    Ma io mi volevo Facebookkare cn Angelica, ed invece c'è solo un tristo errore di link.

    Direttore, smetti di giocare coi gormiti e con hellokitti: c'è un link che ha bisogno di te.

    Libé (boia dé)

  3. trasciatti on Mar, 08/04/2009 - 03:29

    ora dovrebbe essere tutto a posto. sono le 5 di mattina, la testa mi duole come se fosse la mia. ho sognato un assalto di bucanieri alla diligenza in mezzo al gran canyon. erano travesti da pesci spada con le bandiere a mezzasta e me le sbattevano sul capo. a un certo punto il capo indiano dei bucanieri si è slanciato dal suo cavallo in corsa per prendermi l'oro che tenevo in tesca. prontamente l'ho respinto con impeto e ne è venuta fuori una colluttazione di prim'ordine. ma con tutto quello che avea mangiato il bucaniere capo aveva un alito fetido come una pozzanghera al mercato del pesce di viareggio. mentre lottavamo voleva anche baciarmi, al che mi sono sentito in dover di ucciderlo. non avendo molti mezzi a disposizione ho abbrancato la prima padella che mi è capitata fra le mani e gliel'ho fracassata sulla testa, cioè la testa si è fracassata, la padella ha resistito e il corpaccione è scivolato fuori dallo sportello della macchina in corsa. mi sono ritrovato solo sul sedile posteriore, non guidava nessuno, non c'era più nessuno, ho provato a prendere il volante con le mani, guidavo da dietro ma i pedali non li potevo raggiungere, né il freno né l'acceleratore né la frizione, andavamo come matti, la macchina era lanciata, il burrone si avvicinava, ho fatto un salto nel vuoto che mi sono svegliato tutto sudato.

    vandamme trasciatti

  4. Kabala on Mar, 08/04/2009 - 13:33

    tanta eroicità mi commuove,

    secondo me sto diventando vecchio.

    ma consolati, anche io ho fatto sogni strani stanotte.

    sognavo che era buio e mi volevo addormentare, andavo a cercare un libro da leggere ma non mi ricordavo quale mi avevano consigliato e dunque mi assopivo sulla scala della libreria di quelle che se ti ci dai la spinta arrivano da un capo a un altro della biblioteca senza fermarsi mai.

    e neanche io mi fermavo. poi c'era la narrativa italiana che mi venica addosso e mi sentivo martire dei pensieri altrui poi mi svegliavo e avevo sul comodino un libro tutto rosso completamente disprezzato dai miei amici intellerttuali e allora mi sentivo una merda mi appariva qualche santo a dirmi di redimermi e recitavo a memoria tutte le poesie di Amato e rifacevo col dito in aria tutti i disegni del Trasciatti che poi fuori stava piovendo e tirava il vento.

    L'asinello di Nicoletta è proprio bello. Se me lo presta ci farò un presepio.

    Ma non vivente. Piuttosto morente. Leverò la paglia alle bestie e il latte alla Madre. Così la gente a vederlo si commuoverà di più e nel bussolo delle offerte tintinneranno euri su euri e il Vannini mi cambierà cura.

    LibEN (per dormire)

  5. angelica on Mer, 08/05/2009 - 08:15

    scusate l'anacronismo, ma gli invertiti non sono gli omosessuali dell'antica grecia? e, se sì, che c'entrano col cacciucco alla viareggina?

    angelica

  6. Kabala on Mer, 08/05/2009 - 15:05

    un mio amico aveva un ristorante. e ce l'ha ancora.

    divideva i piatti in due categorie, a seconda del gusto medio e della "forza" del piatto.

    non penso di poter essere più esplicito in questo pio sito, ma per questo amico, e un po' anche per me, il cacciucco privo di spezie forti potrebbe essere definito come sopra.

    parere personale. figura retorica politicamente scorretta. chiedo venia cara angelica di averti spoetizzato il cacciucco e il ciuchino. mangerò per punizione scondito, da domani a sabato perchè stasera ho una ribotta di carne alla griglia che 100 euri di carne suina e bovina (e forse anche umana) se ne andranno via come rena sotto le spire del libeccio e perchè sabato sono con la mia ragazza.

    E che c'entra il peperoncino con questo?

    Lo sai, ci scommetto alla grande che lo sai.

    Libeccio poco pudico

  7. M on Mer, 08/05/2009 - 15:38

    Lasciando perdere per un attimo gli attributi asinini e piccanti del peperoncino (Capsicum frutescens L.), vorrei complimentarmi con Angelica per l'atmosfera, polverosa, salmastra e profondamente viareggina che ha saputo ricreare.
    L'unica nota a mio avviso un po' stonata è quella lunga digressione botanica iniziale, di per sé apprezzabile, ma forse un po' fuorviante.
    D'altra parte, le piante sono le creature più affascinanti dell'universo, e l'Angelica stessa (celebrato genere della famiglia delle Umbelliferae, di cui fanno parte sia la carota che la cicuta) ne comprende molti, variegati esempi: Angelica pubescens e Angelica glabra, per esempio - con e senza peli; ma ci sono anche le Angelica ampia, venosa, dentata e genuflexa, a seconda dell'aspetto e delle inclinazioni. Per non parlare, poi, dell'assai poco pudica Angelica scabra.
    Ma le mie preferite sono senza dubbio le Angelica lucida e arguta, come l'autrice di questa bella storia.
    Grazie per averla scritta, Angelica!!!
    M

  8. angelica on Gio, 08/06/2009 - 09:45

    ma prego. se poi tu volessi anche ordinare un po' di vino... non fare complimenti...

    Angelica glabra

  9. trasciatti on Ven, 08/07/2009 - 23:04

    Vedo che in mia assenza vi date alla pazza gioia, popò di intercrauti...comunque il sogno del Libetico, nella sua parte credibile (cioè escludendo dal sogno i disegni del Trasciatti e le poesie di Amato: questa è pura adulatrìa) è molto bello, addormentarsi sulla scala delle biblioteca mi pare molto dignitoso e, direi pure, eroico.

    saluti a tutti

    il dirigente

  10. Kabala on Sab, 08/08/2009 - 11:02

    Se essere paragonato ad una punizione deuteronomica ti adula, ben lieto.

    Strineccio al sole.

  11. trasciatti on Sab, 08/08/2009 - 20:22

    Certo che mi adula. Sono cresciuto con il Deuteronomio sotto il cuscino.

    don trasciutti

  12. angelica on Lun, 08/10/2009 - 17:07

    chissà gli incubi. io da piccola leggevo tobino prima di addormentarmi perché non c'era altro in casa. sono cresciuta pensando che i matti siano le persone migliori che si possano incontrare. poi ho iniziato a leggere topolino. e ora abito a paperopoli. per quello scrivo di asini.

    angelica

  13. trasciatti on Lun, 08/10/2009 - 20:10

    a dire la verità, di incubi ne faccio di più ora. all'epoca del deuteronomio, ne possedevo tre copie, le mettevo a castello cioè due ai lati e una sopra di traverso, era una specie di piccolo dolmen, poi ci infilavo la testa dentro e dormivo che era una bellezza.

    pio trasciotti

  14. Antao.Sacarolhas on Dom, 08/16/2009 - 09:12

    Ho un po' di gramigna e di zizzania da spargere qua e là. Ultimamente mi diverto a seminare queste piantine infestanti...Si figuri, caro direttore, che l'altra notte mi trovavo fuori da una chiesa, senza neppure un vino per bestemmiatori - come quello descritto dalla Signorina Angelica - e tra un passo e l'altro lasciavo cadere qualche seme nel praticello retrostante la cappelletta, così che per i giorni a venire quel ciandala predicante dal pulpito avrebbe avuto qualcosa di cui sparlare. Non capita spesso di trovarsi l'intero giardino infestato dalla zizzania...

    Il libetico nei precedenti commenti mi ha suggerito l'ennesima azione terroristica da attuarsi.
    Lasciar morire in un'inedia generalizzata tutti i protagonisti del presepe...
    Ci aggiungerei anche le vacche grasse morte ai lati delle viottole che conducono alla capanna che poi non è nient'altro che un'accozzaglia di rifiuti e eternit di prima scelta. Carne in putrefazione a contagiare pastori e pastorelle - peccato per quest'ultime - fiumi in secca e raccolto bruciato al sole, lo stesso sole che condurrà i re Magi - le stelle comete non possono essere viste ogni anno da duemila anni a questa parte - a mani vuote davanti al Redentore in fasce, facendo così la loro sporca, anzi sporchissima, figura...
    Poi, gatti neri a volontà, carcasse di nutrie e suini infestati dall'influenza maiala.

    Un nota positiva: Erode non manderà i suoi soldati ad ammazzare il messia in fasce. Aspetterà che il colera, la peste o qualsiasi altra malattia rimandi il figlio al padre per intercessione dello spirito santo.

    Vi auguro un buon post ferragosto di amor cortese e libertino...

    Con immutata stima e idiosincrasia

    Antao Sacarolhas

  15. Antao.Sacarolhas on Dom, 08/16/2009 - 09:15

    Signorina Angelica non le conviene forse cambiare vino?
    è vino di sua produzione?

    Arrivederci

    Antao Sacarolhas

  16. trasciatti on Dom, 08/16/2009 - 21:32

    Malefico Antao! Continuo a non voler credere che la personcina modesta e mite e volonterosa che ho conosciuto, sia la stessa che si incanaglisce contro il presepe. Ma non è che sei posseduto dal demonio e ancora non me lo hai detto? Bisognerebbe che intervenisse quel pio Vannini rappresentante di reliquie per vedere di farti mettere la testa a posto. Ma lo sai che il presepe è uno dei ricordi più belli che ho? Cominciavo a costruirlo a settembre, ci facevo passare dentro anche il treno con le gallerie e la neve imbiancante le cime di cartapesta e le comete a frotte intermittenti che passavano dietro un cielo di carta stellata bellissimo azzurro. Fosse per me, vivrei eternamente in un presepe.

    pio don trascetti

  17. trasciatti on Lun, 08/17/2009 - 19:55

    Maldido Antao! Voglio segnalarti un blog che fa per te: http://arfasatto.wordpress.com/

    intersciatti

  18. Antao.Sacarolhas on Mar, 08/18/2009 - 08:55

    Talvez queria dizer maldito?

    Fino all'età di 7 anni ero entusiasta del presepe, poi il mio interesse andò scemando. Bisognerebbe attualizzare il presepe, renderlo più veriterio oppure renderlo ancor più fantasioso.
    Dove sono tutte quelle figure che contraddistinguono una società? Sia nel bene e nel male?

    Non sono un intenditore di presepiologia, ma non ho mai visto in un presepe alcune statuette...Tipo la meretrice, l'invertito, il pederasta...
    Neppure l'ombra di un chimico - all'epoca alchimista - o di un astronomo, di un biologo...

    Certo la società all'epoca era diversa, ma la meretrice c'era...

    Ricordo però di un tizio che dormiva, quello si è sempre fatto gli affari suoi, poteva nascere il messia o un qualsiasi altro redentore che lui persisteva nel suo stato di sonno eterno...

    Metterei anche i Dinosauri, nonostante si siano estinti e pure l'uomo di Neanderthal...
    Il treno è un'ottima inserzione, ci metterei anche gli indiani a cavallo che lo assaltano...anche una diligenza con una affascinante signorina del vecchio West accompagnata da un facinoroso rampollo di una stirpe ormai decaduta.

    E poi tantissimi animali e il diavolo nascosto in un angolo ad osservare la scena, mentre si intrattiene con la meretrice.

    Antao Sacarolhas

  19. trasciatti on Gio, 08/20/2009 - 00:46

    Antao, Antao...perché ti incanaglisci? Il presepe è un idillio, un extramondo, un fuoritempo...non ci metter dentro cose brutte. Sennò che presepe è? Vuoi fare un contropresepe? Va bene, ti autorizzo, ma in un'altra stanza.

    Buonanotte e sogni lievi

    don pio

  20. Antao.Sacarolhas on Sab, 08/22/2009 - 09:44

    Eh eh...mi diverte...ih ih...

    Come stanza non mi dispiacerebbe una soffitta con un ripostiglio, se poi fosse una soffitta adibita a ripostiglio sarebbe perfetta. Almeno due o tre rampe di scale devono separarla dal piano terra, almeno ci si pensa due volte a portar su roba da strada, non crede?

    Poi che vuol dire cose brutte? I dinosauri mica sono cose brutte, neppure gli indiani e le meretrici...
    Poi il diavolo è una figura simpatica, insomma se non ci fosse, lo stesso dio si annoierebbe...
    Per non parlare dell'uomo e della donna: non saprebbero più che fare!

    Poi è ancora presto per parlare di presepe, si figuri di un contropresepe...
    Mi chiami quando inizierà i preparativi per il suo idillico mondo extralunare...Tenterò di convincerla ad aggiungere qualche novità goliardica...

    Antao Sacarolohas

  21. trasciatti on Dom, 08/23/2009 - 08:53

    Antaldo, dovrò scolarmi un fiasco di vino per lenire i dispiaceri che mi dai. Ti stai ostinando sulla strada della perdizione, rientra in te, rientra in casa anche se c'è caldo. Il presepe va preparato per tempo, sto già andando per colline alla ricerca di possibili antri muscosi. Sul versante nord di certi monti ci sono forre che, alle prime piogge diventeranno dei serbatoi di borraccina da mettere nel presepe. Per ora mi limito a fare una mappatura dei posti migliori, poi ci tornerò in autunno.

    don aldemandro

  22. angelica on Sab, 08/29/2009 - 10:00

    Giusto ieri sera stavo mangiando il cocomero a casa coi miei, quando a un certo punto il discorso cade sul pubblicando travicello. Come, mi dice mio papà, travicello già esiste e da più di un secolo si studia nelle scuole. Davvero, faccio io amabilmente, ma l'Antonetti non può essere così vecchio. Non lo scrisse l'Antonetti, mi risponde, ma il Giusti. Poi si scuote e mi guarda un po' seccato: ma a scuola cosa vi insegnano? Intendeva dire l'università. Io affondo la faccia nel cocomero tutta soddisfatta: sono riuscita a laurerami senza sapere chi è Giuseppe Giusti. Poi tiro fuori il Pazzaglia, antologia della letteratura italiana, seconda edizione ampliata, terzo volume. E leggo: la letteratura dell'età risorgimentale. Giuseppe Giusti. "Nato a Monsummano in val di Nievole nel 1809, da agiata famiglia borghese, visse una vita scialba, povera d'eventi e di complessi problemi spirituali".
    Ciò non gli ha impedito di lasciarci numerosi cimenti poetici, tra cui La Chiocciola, Sant'Ambrogio, e, appunto, Il Re Travicello. Che prende spunto da una favola di Esopo.

    Bene, mi dico, pure Esopo sono riuscita a dribblare. Possibile che non se ne sia accorto nessuno, in commissione? Vabbè. Dunque, le rane chiedono un re a Giove e questi invia loro una trave. Chiaro che poi si arrabbino. Allora Giove, al quale bisogna riconoscere un certo stile, manda un biscione che immediatamente divora tutti i sudditi. Geniale.
    E lì parte buon Giusti, che scrive uno scherzo in cui Leopoldo II di Lorena dovrebbe essere il famoso Re Travicello. Del quale riporto le prime quattro strofe:

    Al Re Travicello
    piovuto ai ranocchi,
    mi levo il cappello
    e piego i ginocchi;
    lo predico anch'io
    cascato da Dio:
    oh comodo, oh bello
    un Re Travicello!

    Calò nel suo regno
    con molto fracasso:
    le teste di legno
    fan sempre del chiasso;
    ma subito tacque
    e al sommo dell'acque
    rimase un corbello
    il re Travicello.

    Da tutto il pantano
    veduto quel coso,
    "E' questo il sovrano
    così rumoroso?
    (s'udì gracidare)
    per farsi fischiare
    fa tanto bordello
    un Re Travicello?

    "Un tronco piallato
    avrà la corona?
    O Giove ha sbagliato,
    oppur ci minchiona:
    sia dato lo sfratto
    al re mentecatto
    si mandi in appello
    il Re Travicello!"

    tra parentesi: come mi piace saltare...
    di palo...
    in frasca...
    angelica

  23. trasciatti on Sab, 08/29/2009 - 21:51

    L'ignoranza non è mai troppa. Non so se l'Antonetti sia al corrente del re Travicello del Giusti, ma dichiaro pubblicamente di non conoscerlo io e pertanto ringrazio Angelica di avermi illuminato.

    er traskatten