I libri fantasma di Bartolini

Gio, 11/01/2007 - 21:11

I libri fantasma di Bartolini

 
Il nome di Luigi Bartolini è perentoriamente legato a un titolo: Ladri di biciclette, ma certamente il film che De Sica trasse dal romanzo di Bartolini (sceneggiato da Zavattini) è rimasto nella memoria comune più del romanzo stesso. Che peraltro ebbe una notevole fortuna anche all'estero, soprattutto in Spagna, ma non mancò l'edizione inglese, quella americana, quella francese, la tedesca, la ceca, la svedese, l'israeliana...in Italia è dal 1999 che non viene ristampato (Ancona, Il lavoro editoriale) e sarà ben difficile trovarlo in libreria se non su richiesta (cosa che si può fare anche su internet). Ebbene, questo libro di Fabrizio Mugnaini, Laboratorio di carta, pubblicato dalla Biblioteca Comunale di Cupramontana e dal Centro Documentazione Luigi Bartolini, ci restituisce la vicenda editoriale di Ladri di biciclette assieme a quella di tutta l'opera edita bartoliniana. Perché c'è ancora molto di inedito, ma questa è un'altra storia. Luigi Bartolini fu incisore (uno dei massimi, assieme a Morandi e Viviani), poeta, narratore, critico d'arte, polemista. Mugnaini si è messo da anni sulle tracce dei suoi volumi, delle sue plaquettes, degli articoli di giornale, dei fogli e dei numeri unici dove fosse possibile ritrovare un segno grafico o verbale di Bartolini. Ne è venuta fuori una carrellata unica, preziosa, capace di soddisfare gli amanti delle rarità bibliografiche ma anche i semplici curiosi della letteratura. Perché ogni scheda relativa ad ogni singola pubblicazione è accompagnata da una foto della copertina, cosa che agevola la comprensione dei dettagli tecnico-tipografici, ed è soprattutto ricca di aneddotti sulla genesi del testo, sull'oggetto editoriale in questione e sui rapporti di Bartolini con i contemporanei, oltre che di rimandi precisi qualora i testi fossero già apparsi in altre pubblicazioni. E' la biografia letteraria di un personaggio che ha attraversato da protagonista geniale e spigoloso la prima metà del novecento. Il Bartolini degli esordi (era nato nel 1892) palesava simpatie fasci-futuriste, come in una lettera citata a proposito de Il ritorno sul Carso: "il sugo di questo libro è che è meglio la guerra alla pace torbida borghese, il quale borghese sta attaccato, come le piattole, ai peli delle consuetudini, alias pregiudizi" (1929). Ma Bartolini era spirito troppo irrequieto e anarchico per restare nel solco tracciato dal regime e presto i suoi libri verranno boicottati, lui conoscerà il carcere e il confino. Infatti, ricorda Mugnaini, che Bartolini stroncò violentemente il Quaderno Africano di Giuseppe Bottai, ministro dell'educazione nazionale ed elemento di spicco del regime. Scrive Bartolini in Credo d'artista (1945): "La cosa vera è che io non sono mai stato fascista, né sarò mai comunista, né aristocratico, né prete; né monarchico e finalmente aggiungerei che la mia celeste anarchia nulla ha da spartire con i lanciatori di bombe o gli sconquassatori di vetrine, né coi macellatori di destra o di sinistra". Dicevo prima che Mugnaini riporta sempre gli estremi bibliografici dei testi raccolti in questo o quel volume e già usciti, per esempio, su rivista. Nel caso delle poesie, esse sono spesso oggetto di varianti, il che dà spunto a Mugnaini per riportare dei componimenti interi, così che anche chi è all'asciutto del linguaggio poetico di Bartolini può farsene, in piccolo, un'idea, come nel caso di Passato il canile, una delle poesie ad Anna Stichler pubblicata in diverse occasioni con sensibli cambiamenti (e di cui scelgo una versione): "La sua casa era l'ultima del paese,/dopo il Cimitero, dopo lo Scannatoio;/rammento che incominciava, la sua strada, dove, dietro la siepe, fiorivano molti meli./'Oh cani' io dicevo a quelli del padre 'tacete!'/e, svelto, gettavo loro un tozzo di pane./Ma i cani erano molti: ahi che coro!/Al Canile ne impallinavano un paio al giorno./Per il resto, passato il Canile, erano rose di maggio,/erano: e convolvoli bianchi e celesti per le siepi,/noi dietro stavamo nascosti come i cani;/temendo, anch'io, il piombo di suo padre." Si potrebbero dire molte altre cose su questo Laboratorio di carta, ma - per farla breve - mi limiterò a ricordare che la seconda sezione del libro è totalmente iconografica, riproduce cioè le incisioni originali (di Bartolini o di altri artisti) apparse nei volumi citati. E anche questo non è poco, per chi voglia farsi un'idea del suo tratto. La terza ed ultima sezione, invece, riporta la collocazione bibliografica (italiana od estera) dei volumi. Insomma, questo libro è una mappa che ci guida alla scoperta di un autore eccentrico, di un artista poliedrico, che ha lasciato tracce ovunque, ma che per noi lettori di oggi è quasi un fantasma. Un fantasma che oscillava perennemente tra penna e bulino, letteratura e grafica, e spesso dava a un racconto lo stesso titolo di un'incisione o viceversa (o titoli che comunque si richiamavano) come a suggellare il suo doppio registro espressivo. E i titoli, appunto, i titoli dei libri di Bartolini vanno ricordati, perché alcuni sono così belli da contenere in sé tutto un racconto: I parenti, Il guanciale, Passeggiata con la ragazza, ll ritorno sul Carso, La vita dei morti, Meccanico gigante, Il cane scontento, Ragazza caduta in città...e naturalmente Ladri di biciclette.
Alessandro Trasciatti