L'importanza delle pulizie...e 21

Ven, 06/20/2008 - 13:27

L'importanza delle pulizie...e 21

21. Cinque Natali in un pomeriggio

Il sedere di Oreste è tutto butterato come un geroglifico scolpito da un analfabeta strabico.
"Tutto bene, professoressa Zampa?" si gira, a suo agio in una nudità  glabra e inaspettatamente muscolosa.
La bocca di Loredana, privata del mento che come il resto del corpo è rintanato sotto il lenzuolo azzurro pallido al gusto di pino selvatico, si apre in un sorriso dai significati molteplici. La riconoscenza per i piaceri della carne ripetuti tre volte in poco meno di un'ora. La vergogna di trovarsi nel letto di uno "meno fortunato", aggravata dal dubbio se sia stata lei ad approfittare di lui o viceversa. Persino del divertimento nella riverenza provocatoria di Oreste, timido nell'essere tornato al lei ma sfrontato nel chiamarla con il nome da signorina.
"Ti spiacerebbe chiamarmi con il mio nome. Nemmeno il professor Scomazzon mi chiama più Loredana."
Più impreparato che credulo: "Vuol dire che vi chiamate professore e professoressa anche nell'intimità?".
"Intimità? Ma quale intimità!"
"Vuol... vuoi dire che" e intanto sventola in aria pollice e indice come a significare...
"Ti stupisci? Ma hai visto che essere spregevole, e viscido, e morboso, e..." forse attende un aiuto da parte di Oreste. Non arrivando, riprende: "E sì che a pensarci bene era così fin dall'inizio. La tragedia è che io sapevo esattamente chi stavo sposando, solo che pensavo che tanto sarebbe morto in breve tempo".
"Oddio, per caso è malato di qualche male?"
"No, era il mio intuito femminile. Lo so, può sembrare un'idiozia. In effetti lo è. Comunque sentivo che dovevo sposarlo perché Dio mi stava mettendo alla prova. Dopo due anni di matrimonio mi è venuto un cancro al seno, come hai potuto appurare con i tuoi stessi occhi" una lacrima le inumidisce lo sguardo ferito, punta i gomiti sul materasso senza che le mani allentino la presa del lenzuolo al pino selvatico, ora calate all'attaccatura del collo. "Scusa, non so neanche perché ti sto raccontando queste cose. Ma in fondo perché no?"
L'imbarazzo di Oreste è mascherato dall'improvvisa urgenza di trovare un disco americano che danno sempre in tivù come sigla di una telenovela. È sorpreso dell'erezione che complica le ricerche nel mobiletto di plastica arancione sotto il vecchio giradischi che aveva scovato proprio nel corridoio un tempo segreto della scuola.
"Dài, vieni qui vicino a me. Vedo che ti manco..."
Mezz'ora dopo il sedere di Oreste occupa la stessa porzione nello sguardo beato di Loredana, negli ultimi minuti strizzata di baci, carezze e altre voluttà da aggiudicarsi il diminutivo di Lory: con la ipsilon, quasi come Lory Del Santo. "Perché quasi?" le è venuto da domandargli, ma l'occasione non era propizia. Somiglia proprio a un geroglifico, il sedere.
"Adesso forse te lo trovo quel disco di prima. La sigla di Sentieri."
"Va bene, mi mette tanta passione addosso quella canzone. E tu, non trovi?" Loredana fa di tutto per non chiamare l'amante. Nonostante il precedente omerico, Oreste le pare un nome troppo da bidello perché appartenga al suo amante.
"Sicché te e tuo marito... Nisba" ripetendo quel giochetto combinato di pollice e indice sventolati in aria.
"Te l'ho detto, è uno squilibrato. E dei peggiori. Sai come si dice, la sua è una lucida follia."
"Bella espressione, me la devo ricordare" chino sulle copertine di vecchi quarantacinque giri, la maggior parte vuote.
"E come ti sei accorta che è pazzo? Cioè, cosa fa di strano?"
"Di strano nulla, lui fa tutto normale. Per esempio non ha mai dimenticato di festeggiare l'anniversario di nozze dei miei genitori."
"E tu questa me la dici una cosa normale? Normale è dimenticarsele, 'ste cose. A proposito, vuoi che io sappia il giorno dell'anniversario dei tuoi genitori?"
Ignorando la richiesta: "Infatti sono preoccupata".
"Se vuoi posso mettere un cartello sopra la televisione con la data dell'anniversario. Non c'è posto più sicuro. Ci tengo persino la patente. Tanto per far vedere che ce l'ho. La macchina invece..."
"Cosa? No, parlavo di Vittorio. Del professor Scomazzon. Sono un po' preoccupata dal suo comportamento di questi ultimi giorni. Il delitto l'ha sconvolto. Chi l'avrebbe detto? È come se gli avesse tirato fuori un parte nascostissima di umanità. Solo che non sa come affrontarla, è una realtà troppo diversa dal suo modo di essere."
Parlarne davanti a un bidello nudo che le si sta avvicinando con un'espressione chissà perché torva è quasi più facile nella sua impensatezza. Sta concedendo al marito la possibilità di provare emozioni vere. "In questi giorni è davvero sconvolto. Ovviamente lui lo è in modo estremo. Eccessivo, direi, visto che mi ha persino dato un pugno in faccia."
"Ti ha picchiata?" Guai a risvegliare il suo passato battagliero! Non è inorridito, è scandalizzato allo stesso modo di quando legge le baruffe nella famiglia reale inglese.
"No, non fraintendere. Mi ha dato un pugno e basta. Il livido che hai notato, sai?"
Il pensiero violento è nuovamente distratto dalla ricerca del disco: "Niente, mi sa che l'ho buttato" e in più deve avere anche un irresistibile prurito al sedere se è vero come è vero che sta grattandoci sopra i suoi ditoni callosi, forse gli artefici di quel geroglifico da analfabeti strabici.
Attratta subdolamente dal lavoro insensato dei ditoni, Loredana non capisce: "Vorresti dire che hai buttato un disco che ti piace? Scusa, perché?".
"Adesso sono sicuro. Lo tenevo nel mio bugigattolo. Te l'ho detto la prima volta nel bar che dopo il delitto ho fatto sparire tutte le mie cose. Non volevo rischiare. Così il disco ha fatto la stessa fine di tutto il resto. E sì che neanche potevo ascoltarlo. C'avevo la radiolina, il giradischi no. Comunque ho buttato anche la radiolina."
Lo sta ascoltando di malavoglia. È chiaro che pretendere un quinto prodigio sarebbe troppo, tuttavia per un breve istante anche i quattro prodigi del pomeriggio sono stati cancellati da quell'espressione "la prima volta" riferita al loro incontro in ospedale. L'ha trovata brutale e ingiusta. Lei allora mica aveva pensato... Poi è come una fulminazione: "Hai buttato per caso anche i documenti?".
"No, quelli li tengo a casa. La patente sta sulla tivù, te l'ho appena spiegato. La carta d'identità potrebbe essere in cucina nella scatola delle scarpe dove tengo qualche contante per i testimoni di Geova. Sono molto gentili, io ci parlo volentieri con loro anche se poi in chiesa non ci vado, neanche in quella cattolica. E comunque che senso avrebbe avuto buttare i documenti? Solo un pazzo farebbe una cosa del genere! Non sei d'accordo, Lory?"
Ma Lory non ha intenzione di scherzare adesso. Vittorio è un pazzo. Ecco la risposta che le mancava per trovare la soluzione al mistero del suo cambiamento da quando le ha dato il pugno in cucina subito dopo la notizia in tivù del delitto. Tutto parrebbe tornare. È fin troppo lineare. Assurdo, d'accordo. Talmente assurdo da essere perfettamente logico. Se non fosse stato per il canovaccio con le paperelle forse nemmeno ci avrebbe fatto caso. Nessuno all'infuori di lui poteva averlo preso. Canovaccio a parte, solo un attacco di paranoia scatenato da un evento per forza traumatico avrebbe potuto portarlo a privarsi di quel sudicio feticcio della borsa di cuoio. Sì, tutto torna: la sparizione del completo grigio e di quei mocassini con le nappine rinsecchite, la polizia che telefona per chiedere se ha ritrovato i documenti - lui che perde qualcosa? E poi a pensarci bene la sorpresa quando gli aveva chiesto in cucina, proprio prima del pugno, di cosa parlava il documentario e se aveva un alibi: lui in effetti non aveva parlato né di Oreste né di Vanzegoni, mentre adesso loro sono diventati il suo alibi e lei sa da Oreste che è falso. Oddio! Suo marito è un assassino: Vittorio! Ma perché questa sicurezza la rende di colpo tranquilla?
"Tutto bene?" Oreste è sgusciato sotto il lenzuolo e con la stessa mano che poco fa rifiniva i butteri del suo sedere sta scivolando laggiù dove Vittorio dice che le prostitute si lavano più di lei: e ha ragione.
"Sì, perché?"
"Ti vedo... non so, sei un po' cambiata da prima. Non è che te la sei presa per il disco?"
"No, non è quello." Loredana, da poco anche Lory, avverte per la prima volta un senso di potere nei confronti del marito. La conoscenza di un segreto da centellinare in una tortura quotidiana. Da questo pomeriggio comincia il secondo tempo del loro matrimonio.
"Lory?" Oreste le ha preso la mano e la conduce con sapienza verso il proprio sesso.
"Ancora?" sbalordisce lo sguardo: in un pomeriggio Oreste ha fatto fuori cinque Natali!
Mentre sente il corpo di Oreste scivolarle sopra, un'ondata di stanchezza la opprime con improvvisa violenza. "Mamma, che sonno!"
"Come, proprio adesso?"
"Sì, ho tanto di quel sonno che non t'immagini. Tu comunque vai avanti lo stesso. Mi piace così tanto."