Appunti per una resurrezione

Mer, 06/02/2010 - 11:30

Appunti per una resurrezione

 

Concerto di violoncello all’Istituto Luigi Sturzo
per la presentazione del secondo romanzo di Luca Signorini
Appunti per una resurrezione

Roma - Il 15 giugno, nella sala Perin del Vega di Palazzo Baldassini, sede dell’Istituto Luigi Sturzo, in via della Coppelle, 35, alle ore 16.45, Luca Signorini, primo violoncello del Teatro San Carlo di Napoli, presenterà il suo secondo romanzo Appunti per una resurrezione, eseguendo alcuni dei brani che ne accompagnano la trama.
Insieme  a Signorini parleranno del libro: Valeria Alinovi, napoletana, poetessa, scrittrice, giornalista, vincitrice del Premio Andersen, autrice del romanzo Nevespina sull’esperienza manicomiale, responsabile della comunicazione della Fondazione Premio Napoli; Giovanna Peduto, pianista e docente di didattica della musica al Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli che collaborò, a lungo, nella prima metà degli anni Ottanta, con Roberto De Simone.
Da quell’esperienza è nato il suo interesse per la recitazione e in questa occasione leggerà alcune pagine da Appunti per una resurrezione.

Appunti per una resurrezione
di Luca Signorini
prefazione di Jolanda Capriglione
disegni di Nicola Dal Falco
Ed. Aracne 2010
pagine 151
euro 12

Resurrezioni in via Marina
di Nicola Dal Falco

Via Marina, a Napoli, è punteggiata di buche come un pentagramma, ed anche la mente di Antonio, protagonista del secondo romanzo di Luca Signorini, Appunti per una resurrezione, edito da Aracne, ha pause di bianco e fitte sequele di segni neri.
La musica conduce, porta con se, simile a volte ad una piena indistinta o a un fraseggio d’onde. Antonio, alter ego di Alfonso gettato in manicomio, viaggia e si arena in via Marina; quel rettilineo sconnesso, abusato d’incuria, è il suo punto di imbarco per l’al di là in senso orfico: un altrove che è già qui e ora. Vero e proprio mare delle possibilità che, nelle menti immaginative, coincide con la coscienza, la misura del sentirsi vivi.
Di questo dubita Antonio, convinto di avere a che fare con un mondo parallelo dove vengono nascosti e tirati i fili dell’esistenza, un luogo concreto e vuoto, forse simboleggiato per la sua triste astrattezza dal parcheggio Brin.
Però, basta spingere il bottone dell’autoradio, allineare il segnale con l’emittente di musica classica, perché le rotte da confuse inizino a ricamare una scia fresca e turbinosa.
Allora, grazie a Shumann, Shostakovich, Malher, Bach, Ligeti, l’amaro lido in cui scherza e alberga anche l’amore per la gaia e fatale Elena, può trasformarsi in una riva verticale, nell’ascesa dove l’insensatezza assuma i contorni scuri, ma in fondo accettabili, del mistero.
Luca Signorini, il mistero ce lo confida, già a pagina 48, quando Antonio si trova ad ascoltare, parcheggiato in via Marina, Le Variazioni Goldberg di Bach, eseguite da Glen Gould: «L’Aria diceva: costruiremo dalla semplicità di pochi gesti una vita intera, e torneremo, a fine vita, a pochi gesti. L’Aria era la preghiera che doveva scandire ogni passo e progetto per ricordare che alla fine tutto torna semplice e al punto di partenza. Soltanto Bach ha intuito la verità, scrisse Claude Debussy».
Gli insabbiamenti miracolosi che scandiscono la fine della giornata di Antonio hanno, con Le Variazioni, un punto di contatto biografico, poiché vennero composte per il conte Keyserling, sofferente d’insonnia.
«Una musica che non inizia e non finisce» la descrive Signorini, alias Antonio, alias Alfonso, alias chiunque ancora stupisca, guardando dal finestrino della propria automobile, accendendo l’urlo della televisione o interrogandosi sul perché delle relazioni, su i modi sghembi e zoppi con cui queste procedono e poi si eclissano.
E se il referto comune dice insonnia, l’immobile presente che nell’Ade circonda e opprime le anime, per analogia il farmaco è appunto una melodia che istauri, con procedimento omeopatico, i principi attivi della resurrezione.
Questo libro, intessuto di una propria colonna sonora, sottolinea senza mezzi termini che se la vita procede nel suo morire, giorno dopo giorno, con altrettanta lena s’accompagna la possibile resurrezione, praticabile a condizione di farne un uso quotidiano.
Il violoncellista Signorini sa che la musica abbrevia d’un colpo la comunicazione con l’invisibile, ma, alla stregua del suo automobilista stanco crede nella scrittura, aggiungendo al codice delle note quello delle lettere, sperando che diventi intercambiabile.
Di questo pensiero lo ringrazio, perché scrivendo, invidio moltissimo le note che accompagnano nella brevità i fogli di musica. Quale ampiezza e concisione hanno i presto, gli adagio, gli andante o i pianissimo!
Parole semplici, ma sempre rinvigorite dalla vicinanza, dal soffio delle note.
Due cose ancora. Il romanzo di Alfonso compone il primo di quattro movimenti, e tutti insieme l’opera da camera Appunti per una resurrezione.
La stesura di un ipotetico romanzo che, intrecciandosi a momenti di riflessione, racconta la vita perduta di un pazzo, alternandola alle caustiche e tenerissime osservazioni di Antonin Artaud, il  pazzo per antonomasia, si salda con il secondo movimento - Gli uccelli migrano - che è il capitolo delle ricordanze, quando si riconsacra, narrandola, la propria infanzia. Operazione necessaria ad ogni vero giro di boa.
Il terzo, dotato di un bellissimo titolo: Mezze cose, diminuendo e sfumando, accoglie, invece, dei veri pezzi di bravura. Sono in effetti un invito all’ascolto di altrettanti brani che non svelerò per il piacere della scoperta.
Infine, il quarto movimento, Mezzi disegni poco meditati su Morte e Resurrezione appartengono con le poesie che li fioriscono accanto all’ultimo sforzo, quando vicini alla fine della convalescenza ci si lascia andare ad un liberatorio flusso di coscienza.