Qualche appunto sulla scrittura

Dom, 11/09/2008 - 22:25

Qualche appunto sulla scrittura

La costrizione è strumento creativo, che amplifica le probabilità di raggiungere soluzioni originali, bizzarre: l’essere «costretti» a seguire certe regole induce uno sforzo di fantasia; la costrizione non restringe l’orizzonte delle strategie narrative dello scrittore, al contrario ne allarga le «potenzialità visionarie», paradossalmente è «un inno alla libertà d’invenzione», capace, come ha scritto Calvino, «di risvegliare in noi i demoni poetici più inaspettati e più segreti» (Paolo Albani)

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La letteratura non si risolve in un problema d'ispirazione discesa da chissà quali altezze o d'intuizione pura o di rispecchiamento delle strutture sociali o di presa diretta della psicologia del profondo, come vogliono le varie estetiche del novecento. Essa, come sottolinea Calvino, è piuttosto «un'ostinata serie di tentativi di far stare una parola dietro l'altra seguendo certe regole definite, o più spesso regole non definite né definibili ma estrapolabili da una serie di esempi o protocolli, o regole che ci siamo inventate per l'occasione cioè che abbiamo derivato da altre regole seguite da altri». (Paolo Albani)

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Fra i numerosi giochi letterari elaborati dagli oulipiani ricordiamo:

a) la letteratura definizionale: si parte da una frase qualsiasi e si sostituisce a ogni parola la definizione che ne dà il vocabolario;
b) il metodo S + 7 che consiste nel sostituire a ogni sostantivo di una frase di partenza il settimo sostantivo successivo in ordine alfabetico di un vocabolario;

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Non è possibile insegnare a scrivere. Non dopo le scuole medie almeno, quando si sono apprese le regole di una corretta ortografia e sintassi. C'è chi ha talento e un'innata facilità a metter insieme le parole e chi invece arranca ogniqualvolta deve scrivere semplicemente un biglietto d'auguri.
Pensate a Faulkner: era un autodidatta. O a Gadda: era un ingegnere. Essere uno scrittore è un misto di talento, vocazione e, probabilmente, la fortuna di sapere che è quella la propria strada. Ma questo, quando e come lo si capisce? Ovviamente: solo mettendosi alla prova.
Se siete scrittori, scrittori principianti, scrittori della domenica, dilettanti, appassionati, grafomani o in qualsiasi altro modo vi definiate, nell'attesa di capire se siete realmente portati, l'unica vera cosa da fare è iniziare a scrivere. Quando però vi troverete davanti al fatidico foglio bianco e le infinite possibilità che vi regalano le parole vi getteranno nel più assoluto e disarmante panico, quando - inevitabilmente - vi ritroverete a pensare "Meglio se lascio perdere", in quel preciso momento potrete prendere in mano questa "piccola antologia" e scoprire uno dei molti segreti che possono aiutare a liberare la vostra creatività.
Il segreto che suggeriamo noi, attraverso piccoli spunti mediati da grandi scrittori, è il divertimento: il divertimento di giocare con le parole, di farle passare e ripassare tra le mani come dei prestigiatori, di compiere funamboliche evoluzioni in bilico tra lettere e significati, di travestirle, camuffarle, modificarle, addomesticarle, contorcerle, stravolgerle, scatenarle. E infine, farle fluire sul foglio. Non più bianco.

(dall'introduzione a UN'IDEA TIRA L'ALTRA, Esercizi di scrittura ri-creativa, a cura di Elisabetta Pertoldi e Virginia Boldrini, Campanotto Editore, Udine 2004)

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Scrive Anton Cechov a proposito della brevità:

"Non permettere che qualcun altro accorci o modifichi i tuoi racconti. non permettere è difficile; più facile è adoperare il mezzo che hai sotto mano: accorciare tu stesso fino al nec plus ultra e rielaborare.
Quanto più sarai breve, tanto più sovente ti pubblicheranno.
Ma l'essenziale è questo: sta all'erta, vigila e suda, riscrivi anche cinque volte il medesimo racconto, accorcialo".

(N.d.R.In Italia più breve sei e meno ti pubblicano, ma questa è un'altra storia e quelli di Checov erano altri tempi; in alto: manona del direttore su un libro di Francesco Franceschi, letterato lucchese)