Carducciate

Ven, 02/15/2008 - 11:15

Carducciate






Si è da poco concluso l'anno carducciano (2007 centenario della morte), tuttavia domani è il 16 febbraio, giorno della sua dipartita, e allora mi permetto di fare una carducciata anch'io, mettendo un articolo commemorativo che avevo scritto per "Il Tirreno" e che non è mai apparso da nessuna parte.


TRE POETI, QUATTRO CASE
Carducci, Pascoli e D'Annunzio tra Maremma, Garfagnana e Versilia

Il 10 dicembre 1906 il barone De Bildt, ambasciatore di Svezia in Italia, si recò nella casa bolognese di Giosuè Carducci per consegnargli di persona il premio Nobel per la letteratura: il poeta, infatti, era ormai paralizzato e non avrebbe potuto altrimenti ritirarlo. Tra le motivazioni c'erano la "severità morale" e la "candida purezza" delle sue liriche, la "austera semplicità" della sua vita. Questo rigore sembra riassunto dalla sua casa maremmana di Castagneto, dove egli visse solo un anno della sua adolescenza, ma dove ritornò spesso in età matura. Sono appena due stanze: lo studio con una scrivania e un po' di libri, e la camera, il cui unico sfarzo è costituito dal letto a baldacchino. Eppure, quando soggiornava a Castagneto, il Carducci non si sottoponeva certo a reclusioni claustrali ed ascetici digiuni. Nel Museo Archivio Carducciano, sede anche del Parco Letterario, lo si può vedere nelle foto d'epoca insieme agli amici con cui andava a fare sgambate e "ribotte": grandi raduni conviviali a base di piatti tipici. Nel maggio del 1885, durante quella che forse fu la ribotta più famosa, il Carducci recitò, per la prima volta in pubblico, la poesia "Traversando la Maremma Toscana": l'animo dei presenti - già intenerito dalle abbondanti libagioni e dai bicchieri di rosso tracannati - non era in grado di accogliere altro e tracimò in una commozione generale.
Ma torniamo al 1906. Nel mese di luglio giungeva a Marina di Pietrasanta Gabriele D'Annunzio, ospite alla Versiliana, la grande villa a tre piani dei conti Digerini Nuti, posta tra il litorale deserto e la pineta selvaggia. Lo accompagnavano i tre figli e la marchesa Alessandra di Rudinì. Il Vate aveva voluto venire qui per scrivere un libretto da far musicare a Giacomo Puccini: la "Rosa di Cipro". Ma le suggestioni del luogo non bastarono, il lavoro poetico ristagnò e l'intesa con Puccini non ci fu. Piuttosto incalzava un nuovo amore, la contessa Giuseppina Mancini, "Giusini", come la chiamava lui, e dalla penna di D'Annnunzio uscivano per lei lettere appassionate. Inebriato da una natura ancora intatta, il poeta pensava e cavalcava nudo sulla spiaggia, attorniato da un esercito di cani che terrorizzavano bagnanti e pollai di tutta la zona. Pensava e faceva pensare, scandalizzava, ingenerava attorno a sé una miriade di aneddoti, dicerie, leggende. E, chiacchierando di letteratura tra i pini con gli amici,  gettava idealmente il seme dell'odierna costellazione di eventi culturali che si tengono alla Versiliana: mostre, dibattiti, spettacoli, concerti. Si trattenne sulle rive del Motrone fino a novembre. In dicembre - abbiamo detto - Carducci riceveva a Bologna il Nobel, e il 16 febbraio 1907 moriva. Il giorno dopo D'Annunzio era di nuovo in Versilia ad "attendere in silenzio lo spirito del poeta ritornante al luogo natale". Carducci, infatti, era nato a Valdicastello, dove tuttora esiste una casa-museo, santuario laico ricco di memorie e cimeli. Dal Motrone D'Annunzio scriveva a Giovanni Pascoli: "Non ho cuore di venire a Bologna, mio caro fratello, dalla terra dov'egli nacque, ma ti prego di baciare per me la fronte veneranda".
Già, il Pascoli avrebbe preso il posto di Carducci all'università di Bologna, ma intanto aveva varcato l'Appennino in direzione opposta a quella del suo predecessore, da San Mauro di Romagna a Castelvecchio, in Garfagnana. Nel 1895, infatti, aveva acquistato una "bicocca con attorno un po' d'orto e di selva" vendendo le medaglie vinte ai concorsi di poesia latina ad Amsterdam. In quello stesso anno Ida, una delle due sorelle con cui viveva, si era sposata. Il poeta aveva reagito così: "Questo è l'anno terribile, dell'anno terribile questo è il mese più terribile. Non sono sereno: sono disperato...A volte sono preso da accesi furori d'ira, nel pensare che l'una freddamente se ne va strappandomi il cuore!" Ma poi, a Castelvecchio, riuscì a dare corpo alla sua personale mitologia del "nido", del rifugio domestico. L'altra sorella, Maria, ha conservato per quarant'anni la casa così come era allora, col suo patrimonio di documenti d'archivio e i suoi libri. Alla sua morte tutto è passato in eredità al comune di Barga.
Alessandro Trasciatti
(in alto: Carducci e D'Annunzio, illustrazione di Grazia Nidasio, www.associazioneillustratori.it)