Gianfranco Mammi: Vita di "Ridolini", capitolo 3

 

Dopo è venuto l’otto settembre

Passato un altro anno e più a Cecina Marina, dopo è venuto l’otto settembre; l’otto settembre il capitano che era una gran buona persona ci ha fatto un discorso, ha detto “Oh, ragazzi, piuttosto che lasciarvi in mano dei tedeschi andiamo sulle montagne e facciamo i partigiani, andiamo a fare i partigiani”, allora si parte con il moschetto, con tutto, e andiamo sulla montagna da Cecina Marina lì a Livorno. Quando siamo su questa montagna, era nel pomeriggio, siamo arrivati, ha fatto un gran discorso il capitano, allora dice “Ragazzi, chi vuol restare qua faremo i partigiani, e chi vuol andare vada.”
Allora io ho pensato subito “Io vado” e infatti son partito alla sera con sei toscani, il primo quando siamo arrivati a casa sua abbiam fatto una gran festa con la famiglia e poi dormito giù nella stalla; ho tolto i vestiti da soldato, siccome avevo un po’ di vestiti borghesi che erano un paio di calzoni corti e una canottiera e la mia valigetta con i ferri da barbiere, e al primo contadino ci ho lasciato la divisa militare per due fiaschi di vino.
Il giorno dopo partiamo e via, ogni giorno si arriva a casa di un toscano, allora quei sei giorni lì ero appoggiato da questi compagni, sempre delle gran feste nelle loro case. Poi arriva che finiti i toscani, a Pontedera, son rimasto solo, allora anche lì giù di morale, ho detto “Adesso cosa faccio?”
Bisognava andare sempre fuori strada perché per le strade principali i tedeschi ti prendevan su; per un altro caso incontro uno vestito da militare con zaino e tutto, ho detto “Ma scusa, tu da dove vieni?”
“Io vengo da Modena.”
“Ostia, e io devo andare a Modena.”
“Guarda, puoi andare tranquillo perché i tedeschi che prendon su la gente sono avanti, son già passati, allora puoi andar tranquillo.”
E io subito ho detto “Be’, adesso vado ai Bagni di Lucca” e lì mi son fatto una mangiata a mezzogiorno con un bel fiaschetto di vino toscano, ero andato un po’ in allegria, son andato a dormire nel giardino della locanda che c’eran le guardie tedesche, però poi mi son preso la corriera e son andato a Castelnuovo Garfagnana che è sull’Appennino tosco-emiliano. Arrivato lì ho trovato una pensione e ci ho dormito la notte; al mattino son partito ancora con la corriera, son andato a finire alle Radici, San Pellegrino; allora di lì per arrivare a Polinago dovevo andare a piedi, son partito a piedi ma c’ero abituato. Alla sera sono arrivato a Serpiano e ho chiesto alloggio a una famiglia, m’han dato alloggio e al mattino son ripartito da Serpiano verso Borra, un altro paesetto sempre sul Modenese. A Borra avevo degli amici, avevo una famiglia amica, arrivo verso le dieci del mattino – vuoi vedere che mentre sono lì, non arriva mio babbo?
Gli ho detto “Be’, come mai?” 
“Oh, mi sentivo di venire qua, son venuto e ho trovato te.”
“Meno male!”
Allora si parte a piedi, da Borra ancora ci vanno due o tre ore a piedi, son andato a Polinago, a Casa Boschi, a casa mia, con mio babbo e mia mamma.

(In alto: Viandante a Boboli, Photo Monika)