Ermanno dei Giganti

Sab, 12/01/2007 - 11:21

Ermanno dei Giganti

 
Non è un libro per tutti (nessun libro è per tutti) Storia naturale dei giganti di Ermanno Cavazzoni (Guanda, maggio 2007), ma ha qualcosa di geniale. Non si presenta come un romanzo né come una raccolta di racconti, ma come l'abbozzo, il manoscritto di un vero e proprio trattato di storia. Quella dei giganti, appunto, i giganti dei poemi cavallereschi quattro-cinquecenteschi, e ai poemi viene attribuita da Cavazzoni la stessa attendibilità di una cronaca o di un documento d'archivio. La finzione letteraria del passato assurge al rango di "verità" storica. Siamo di fronte, quindi, a un raffinatissimo e ponderoso divertissement, che ha qualcosa sia dell'etnologia fantastica sia della rigorosa antologia di letteratura. Sì, perché di tutti i giganti citati viene puntigliosamente ricordato il luogo letterario della loro apparizione, la fonte insomma, così che la letteratura cavalleresca si srotola di fronte al lettore fin nelle sue pieghe più recondite, nei suoi autori e nelle sue opere meno conosciute, tenendo sempre lo sguardo puntato sulla presenza dei giganti, figure che appaiono marginali e a cui, invece, nessun autore di poemi sembra saper rinunciare. Di tanto in tanto, si fa sentire la voce dell'autore-ricercatore, sotto forma di notazioni diaristiche poetiche e desolanti intorno alla fatica dello studioso e ai suoi mali d'amore, incarnati dalla sfuggente signorina Guastavillani. La sfera intima del narratore si alterna al rigore della sua ricerca impervia e coscienziosa, una trama di ragno sul nulla, su quel mondo di nulla che è la letteratura. Quando la passione amorosa prende il sopravvento sulla ricerca scientifica, la scrittura cambia passo, la voce si fa risentita e irresistibilmente comica, come nelle lunghe tirate contro Barbieri, l'inetto fidanzato della signorina Guastavillani. Altrove la voce rallenta, e il paragrafo si chiude con qualche sconsolata considerazione sull'esistenza, sulla solitudine. L'inizio stesso del libro è desolato, poeticissimo e esilarante, è una Dedica futura che merita di essere riportata, almeno in parte: "Questo scritto, quando sarà perfezionato e pulito dalle note mie personali, voglio che sia dedicato a Monica Guastavillani, anche se da lei per la verità non ho avuto un aiuto, anzi, da lei ho sempre avuto un implicito ivito a lasciare perdere. I giganti non l'hanno mai interessata. Eppure sono stati una cosa gloriosa, a quanto dicono i poemi di cavalleria; una popolazione gloriosa di cui oggi poco si sa, purtroppo, dei loro usi, costumi, caratteri fisici, tendenze sessuali, sistemi riproduttivi, manie, sociologia; e poi decadenza e scomparsa; perché a questo mondo tutto finisce, Monica Guastavillani ad esempio con lei è finita, alla data attuale, e anche i giganti sono ad un certo punto finiti, poveretti, come sono finiti i mammuth, o come fra poco saranno finiti i gorilla del Kilimangiaro, i panda, la balenottera azzurra, la tigre della Tasmania. I giganti sono finiti per via della caccia spietata che hanno subito; e per via, io dico, del loro sistema riproduttivo male orientato, della attività sessuale sgonfia, imprecisa."
In questo inizio c'è tutto Cavazzoni, la sua voce, la sua tristezza impastata di euforia, la sua frase molle in cui si scivola dal rigore pseudo-scientifico all'imprecisione lirica del tema in classe, del pensiero a voce alta, e il discorso così va su e giù, tra massimi sistemi ("a questo mondo tutto finisce") e minimi collassi ("Monica Guastavillani ad esempio con lei è finita, alla data attuale") che ne sono la poco calzante dimostrazione, per poi infilzare come salsicce le parole, una dietro l'altra, perché Cavazzoni conosce bene il comico degli elenchi, il riso che nasce dagli accumuli, dalla sproporzione. E questo sui giganti è un libro sulla sproporzione. Mi ricordo - vagamente devo dire - che qualcuno criticava il suo primo libro, Il poema del lunatici (1987), perché era bello, sì, ma troppo lungo. Ora, anche questa Storia naturale dei giganti non è che sia corto, sono 250 pagine molto fitte, e a un tratto mi sono chiesto anch'io se ci volessero davvero tutte. Poi mi è venuta in mente una scena del film Amadeus: qualcuno critica Mozart dopo un concerto perché nella sua sinfonia c'è qualcosa di...come dire..."Troppe note!". Al che Mozart, tagliente, chiede che gli vengano indicate quelle da togliere. Il critico ovviamente non sa che dire. Ovviamente neanch'io saprei che dire a proposito del libro di Cavazzoni, è un'impressione buttata lì senza pensarci troppo. Una certa dismisura è implicita nella sua scrittura e, del resto, proprio la letteratura cavalleresca trova nella sovrabbondanza inesauribile dei suoi episodi una delle sue ragioni di fascino. E forse è anche il retaggio di un certo sperimentalismo, di una certa poetica dell'oltranza (mi vengono in mente Queneau e soprattutto Perec). Cavazzoni non è certo estraneo a questi ambienti, anzi, è membro  dell'Opificio di Letteratura Potenziale. Ma poi davvero cosa depennare, l'Indice dei giganti citati, strepitosa parodia degli indici ragionati della saggistica? ("Amoroldo: non pensa niente e scalcia", "Antena: simile a un martello pneumatico", "Arcifanfano: scorreggia molto prima di essere castrato" ...e così via). O l'altro indice, quello delle opere citate, prezioso di indicazioni e di commenti autoriali? ("Ludovico Ariosto, Orlando furioso, 1516-1532; libro da venerare e tener sempre in tasca in edizione mignon - ad esempio Hoepli - perché mai fu scritto al mondo libro più eccelso ed aereo"; Cesare Lombroso, L'uomo delinquente, 1876; questo è un libro che può riuscir comico e fantasioso, quando si è di buon umore; altrimenti è il libro di un povero citrullo"...). Ovviamente no. Resta solo un'impressione vaga di ridondanza. Nient'altro. Nient'altro che un libro bello e singolare.
Alessandro Trasciatti

  1. nedovannini on Gio, 01/03/2008 - 19:34

    Sì, ha ragione il Trasciatti, il libro di Cavazzoni è certamente bellissimo e geniale, anche se io non l'ho precisamente letto ma soltanto sentito declamare dall'autore (un pezzettino) una sera d'estate davanti al mare. Un mare gigantesco e mitologico dal quale il Cavazzoni (che un gigante non è) era spuntato con la leggerezza di un dirigibile subacqueo (giocattolo).
    Naturalmente i giganti mi fecero subito pensare ai trattori, e allora mi presentai di slancio a questo autore così particolare e gli parlai a cuore aperto della mia disperata collezione di Landini. E lui mi disse: perché piange dottore? Non lo so (gli risposi). E invece lo sapevo: ero certissimo che io, Nedovannini, non sarei mai riuscito a scrivere una Storia Naturale dei Landini.

  2. trasciatti on Gio, 01/03/2008 - 19:46

    magari può chiedere aiuto a Cavazzoni per scrivere la Storia naturale dei Landini. A quattro mani forse ce la fate. Del resto il Landini ha quattro ruote. Cavazzoni poi non è affatto piccolo, è quasi due metri.

    Arialdo Trascalti

  3. nedovannini on Gio, 01/03/2008 - 19:48

    ma che due metri!!!

  4. nedovannini on Gio, 01/03/2008 - 19:49

    sì, è quasi un nano.

  5. trasciatti on Gio, 01/03/2008 - 20:16

    Non cominci con le offese sparse qua e là come capita. Lei, Cavazzoni non lo ha nemmeno visto, altrimenti sarebbe rimasto impressionato dall'altezza. E non sia mai più irrispettoso verso le persone che conosco.

    Aldobrando Trascialti

  6. nedovannini on Gio, 01/03/2008 - 21:55

    L'ho visto sì Cavazzoni. Un bel pezzetto d'uomo. Gli ho anche detto se conosce per caso uno scrittorucolo di prosette a pendolo. Un certo Trasciotto Trascetto Trasciutto... Insomma un puttone un prosciuttone un cosciotto che tiene una penna di ornitorinco all'orecchione e che guarda passare gli scrittori più bravi di lui. Ogni tanto ne ferma uno (nanetto tipo Piccionati) e gli dice: te ti stronco.

  7. trasciatti on Gio, 01/03/2008 - 23:04

    Mi conosce? E comunque, guardi Vannini, con le penne di ornitorinco ci si scrive che è una bellezza.

  8. nedovannini on Ven, 01/04/2008 - 07:47

    Ha detto: mai sentito mentovare.

  9. trasciatti on Ven, 01/04/2008 - 09:54

    Gli telefono tutti i giorni. Specie di primo mattino per invogliarlo a uscire di casa. A Bologna c'è freddo e la nebbia non invoglia a uscire di casa. Allora lo chiamo e gli dico: "Ermanno, vai a lavoro che stamani c'è il sole." Però non lo se ci va. Anche perché non ho capito se quello che mi risponde è lui, la voce non somiglia tanto. Forse è un Filippino che paga apposta per togliermi dai coglioni. Del resto sono un po' insistente.

  10. nedovannini on Ven, 01/04/2008 - 13:11

    è senz'altro filippino.

    nedo

  11. gisy on Sab, 01/05/2008 - 00:42

    No, no è troppo nostrano Ermanno per chiamare Filippini imitatori. Al limite per le pulizie. Forse lo spettro di Fellini piuttost

    gisy

  12. nedovannini on Sab, 01/05/2008 - 14:57

    herrrrrrmann

  13. nedovannini on Lun, 01/07/2008 - 10:26

    Caro Trasciatti,
    tutto sommato mi piacerebbe passare alla storia del mondo come SIMONETTA LA STIRATRICE. L'arte dello stirare (o dello stiramento) è una cosa complessa che andrebbe, appunto, storicizzata.
    Noi ci davamo del tu anche alle Elementari, dunque continuo.
    Allora... volevo dirti che il Vannini ha ragione: Cavazzoni è sotto il metro e settantacinque, dunque, a mio parere, è un nano. Solo per questo motivo ha scritto la sua sciocchissima storia dei giganti. In fondo per sbertucciarli, i giganti. Per far vedere che gli uomini alti (ad esempio mio marito) sono rudimentali. Tra l'altro Cavazzoni è uno scrittore pallosissimo. Io non lo leggerei mai, neppure stirando. Sarà perché mio marito è almeno venti centimetri più alto di tutti... sarà perché le sue lettere al mondo sono di una bellezza quasi antropomorfa...
    Mah... Ciao Trasciatti.
    Le porti ancora le basette alla Ugo?

  14. trasciatti on Lun, 01/07/2008 - 11:09

    Ma che basette alla Ugo? Ugo Cornia? Lui non ce l'ha le basette. Ma forse dici Ugo Foscolo. Sì, certo che le porto. Le ho sempre portate. A dire il vero ora porto una barba più generalizzata, così, per coprirmi un po' perché siamo in inverno. Però appena arriva la primavera mi rado e mi lascio solo le basette alla Ugo, come al solito. Ugo Foscolo, non Cornia.

    Poi volevo dire una cosa a Gisy: anch'io conosco una Simona bona bionda di Bologna. Sarà la stessa? Possibile? Semmai mi dici il cognome in privato. Ciao 

    Aldobrando Trascialti

  15. trasciatti on Lun, 01/07/2008 - 11:42

    Aggiungo e ribadisco che Cavazzoni è un ottimo scrittore e una persona stimabilissima. Quindi ti invito, Simonetta o chi tu sia, ad evitare le offese bassamente personali. Non mi piace censurare gli interventi, i blog non sono fatti per questo, ma finirete per costringermi a farlo, tu e quell'altro coglione del Vannini. Possibile che viviate in un mondo di simili meschinità? Provate a guardare cinque centimetri al di sopra della vostra testa che sicuramente è voluminosa e forse vi pesa pure, così che state sempre a testa bassa ad osservarvi i piedi. Avete paura di inciampare e lo fate continuamente. Lui nei pezzi sparsi per terra dei suoi Landini del cazzo, e tu in quei cenci che stiri per tuo marito e che poi ti cadono per terra perché sicuramente sei una massaia cialtrona, che non si pulisce neanche le scarpe quando entra in casa e imbratta di fango le camicine del suo adorato maritino, che non so chi sia e - detto francamente - vorrei conoscere ancor meno di te. Ermanno scusali, se mai leggerai queste righe.

    Alessandro Trasciatti

  16. gisy on Lun, 01/07/2008 - 13:39

    Cara Simonetta,
    mi spiace ma qui mi incazzo.
    Ermanno (a parte che per rispondere ai post precedenti è esattamente 1 metro e 80 me l'ha appena detto lui via sms) è uno dei più grandi scrittori che abbiamo in Italia, se tu non riesci a capire mi spiace, è solo una opi - uno scrittore sopraffino, NON un mestierante come tanti, è uno scrittore nel senso artistico del termine. Una specie di Michelangelo della scrittura.
    Ma te chi leggi? No perché vorrei sapere a questo punto.
    Storia naturale dei giganti è un capolavoro di libro, scritto in una lingua meravigliosa, di un ironia e di una "ricerca" unica, che poi non sia per tutti questo è un altro discorso, ma dire che è palloso, mi sa che no, no non ci siamo.
    Di me puoi dire quel che vuoi che son esibizionista, che ho far troieggiante, che non so scrivere, o tutto quello che vuoi, ma Ermanno, è intoccabile. Echeccaspita.

    Te stira va là che è meglio. Lascia fare a chi sa fare.

  17. nautilus on Lun, 01/07/2008 - 21:46

    Lei è un po' troppo scurrile,
    e poi: *Te stira va là che è meglio* non mi sembra un pensiero carino. Da come ne scrive, sembra che voglia dire: "Non si occupi delle nostre idee, vada a fare qualcosa di più basso, come stirare". Ma stirare è invece una cosa alta, da storicizzare, come dice la signora Simonetta, parafrasandola appunto.
    Guardi, è un bene se il ferro della stiratrice, per l'offesa, non le è già caduto sui piedi
    di Gisy, ben inteso
    (stanno nella stessa casa?)

  18. nautilus on Lun, 01/07/2008 - 21:47

    ero Nautilus

  19. gisy on Mar, 01/08/2008 - 00:14

    Capisco che me la potevo risparmiare l'ultima frase, ma era una contro-offesa a difesa della critica, secondo me un poco superficiale su Cavazzoni. Non per denigrare lo stiro. Sia mai. scherziamo?
    E poi no, che caschi sui piedi no, caspita proprio lì dovrbbe cadere, se no i feticisti come fanno?