L'importanza delle pulizie...e 24

 

24. Il funerale di Tom Cruise

"Allora complimenti, commissario Bovera. Lei ha un ruolino di marcia davvero ammirevole. Mi corregga se sbaglio. Con questo caso la sua percentuale di casi risolti sale al settantacinque per cento."
Nella cornice d'argento a forma di cuore Priscilla Corridoni sorride ogni giorno al marito, biondissima in una tunica color malva da cui sbucano le caviglie sottili e i piedi nudi abbronzati. Nella cornice rettangolare accanto, due bambine con i visi impiastricciati di crema solare ridono sul ponte di una barca a vela. Quella che tiene in mano un secchiello pieno d'acqua è Isabella, e sembra sul punto di scaraventarlo contro Maria Giulia, già da piccola la più somigliante alla madre.  
La Bovera si alza insieme a Corridoni. Lui sfoggia il suo miglior sorriso nel precederla verso la porta. "È proprio sicura di non voler venire alla conferenza stampa? Sarà un trionfo."
"Si rende conto che l'assassino è in libertà?"
"Ancora con questa storia? Non eravamo d'accordo sul piano b? Io le ho concesso anche una mezza giornata supplementare per chiudere le indagini a modo suo. Di più non potevo."
"E se lo rifacesse? Se Scomazzon decidesse di colpire una seconda volta?"
Un lampo di terrore oscura per un istante la sicurezza del procuratore, già tornata radiosa dentro quel sorriso vincente. "Non credo che Scomazzon sia capace di rifarlo."
"Allora anche lei crede che sia stato lui."
"Non ho detto questo, Graziella."
Al sentire il proprio nome trasformato in poesia da quella voce armoniosa, delle chiazze purpuree vengono alla luce come d'incanto sulle sue guance oltrepassando la cortina di cerone. Proseguire richiede una dose supplementare di concentrazione.
"Ero sulla strada buona. Non avevo previsto la svolta di ieri sera. Secondo me quello Stazzi sa tutto. È lui che ha cambiato posto all'arma del delitto. Non ho ancora capito se è un complice o se lo stia ricattando. Tra lui, le sue prostitute e quella vecchia della Zapparrata, bell'ambientino... Con qualche altro giorno a disposizione, di sicuro non avrei falsificato la mia media con questa infamia."
"Suvvia, adesso non esageri commissario. Mi tolga piuttosto una curiosità. Ammettiamo per pura ipotesi che Scomazzon abbia commesso effettivamente l'omicidio di Macchia Rossa. Di Rabolini cioè. È un'ipotesi. Per quale ragione l'avrebbe fatto, non ci arrivo."
"Diciamo che la matematica abbia giocato una componente decisiva nel suo movente."
"Sia più chiara, altrimenti mi pento di aver suggerito a mia figlia di fare il liceo scientifico." Sempre svelto di lingua, questo Corridoni. Non ridere è troppo faticoso.
"Forse è l'influenza del professor Migliavacca. È buffo, ma io all'istituto tecnico di Pavia avevo tre professori che si chiamavano tutti Migliavacca. Due uomini, quello di italiano e quello di matematica, appunto, e una donna che però chiamavamo "Meglio-vacca". Insegnava ragioneria, ricordo che era fissata con la partita Iva. Pensi che non erano affatto parenti. Nessuno dei tre. Un caso di omonimia davvero singolare."
"Venga al punto, commissario. La conferenza stampa mi aspetta."
Si ricompone, irrobustisce anche il tono di una vena saccente: "Il professor Migliavacca era convinto che la matematica avesse a che fare con dei disturbi della personalità. Sostanzialmente una difficoltà ad accettare il caos del mondo trasposta in una ricerca di ordine che sconfina nella mania, quando dai numeri si passa alla vita. Scomazzon ha avuto semplicemente una possibilità di ottenere questa perfezione nella realtà attraverso un delitto. Gli scherzi dei fratelli Colorni gli avevano fornito l'inizio di un piano. A lui non restava che portarlo a termine.
"Non è stato il primo né sarà l'ultimo a ideare il delitto perfetto, purtroppo. Il fatto è che ha commesso una quantità incredibile di errori. Un delitto imperfetto sotto molti punti di vista che è rimasto impunito per motivi estranei al suo controllo. È stata una sconfitta troppo grande perché ci riprovi. Questo per risparmiarle inutili paure. Sono sicura che non lo rifarà come lo sono che è stato lui a uccidere Rabolini".
"Molto bene commissario, vedo che anche questa volta non mi ha deluso."
Corridoni ha finalmente aperto la porta, addirittura fa il gesto di darle la precedenza. Lei come al solito la rifiuta: "Se vogliamo dirla tutta, io ho commesso molti più errori di Scomazzon".
Dal modo in cui fissa la parete è chiaro che il procuratore sta già pensando alla frase con cui esordirà davanti alle telecamere fra poco meno di cinque minuti. "Vedrà che la prossima volta andrà diversamente, lei è una tosta."
Non si salutano. Corridoni continua a camminare verso l'atrio della sala conferenze, la Bovera si ferma. Aspetta che raggiunga la porta a vetri prima di incamminarsi verso le scale. In commissariato sarà un incubo. Spera soltanto che si limitino ai complimenti e strette di mano di rito. L'ultima volta, con la sorpresa della cassa di Santa Maria La Versa mandata dai suoi genitori, le sembrava di rivivere il giorno di compleanno a scuola, quando un fattorino arrivava in classe con la merenda per tutti.
Rondo ha i gomiti distesi sul tetto della Regata color pisello parcheggiata nel piazzale dietro il palazzo di giustizia.
Vedendola così afflitta cincischia un proverbio di incoraggiamento. La Bovera non si sofferma sul nesso tra lex e sex. "Su, che ci aspetta il caso Tesio."
"Ancora?" Ogni volta che chiude un caso di omicidio o è depressa ritira fuori il fascicolo degli escrementi.
"Guida tu Rondo."
"Accendo la radio?"
"No, a quest'ora ci sono le notizie su tutti i canali che parlano del nostro caso" le dita della Bovera sono impregnate di cerone.
"In fondo ha risolto anche questo, commissario."
"Non ne parliamo Rondo."
È la Bovera ad accendere la radio. "Tanto non c'è più niente da fare. Almeno così vengo messa al corrente delle mie azioni eroiche. Pensa se fosse scoppiata la bomba."
"Quale bomba?"
"Appunto."
Uno speaker l'ha appena nominata, aggiungendo che Milano è più sicura da quando è protetta da un commissario tanto efficiente: "Una donna che sa il fatto suo".
"Stasera andiamo a farci una mangiatina alle Due Lucie. Ci ubriachiamo di Bonarda e magari è la volta buona che..." ha la testa altrove per concludere la frase.
Rondo trasale immaginando tutti i piatti succulenti a cui rinuncerà in ossequio alle gerarchie.
All'incrocio con via Visconti di Modrone squilla un telefonino: La stangata invade senza ritegno l'abitacolo profumato al cocco.
La borsa di Gucci sul sedile posteriore la costringe a una torsione difficoltosa. "Oddio, che sbadata!" La sbadataggine l'ha distolta dal problema delle chiavi dell'Aula Magna: ora si rende conto di non essersi mai domandata se per entrare in Aula Magna ci volevano le chiavi. Possibile che né Corridoni né Rondo - Rondo, no - ma quell'impiccione di Pertempi sì, possibile che nessuno ci abbia pensato? Sul verbale non si fa cenno ad alcuna forzatura, la porta è stata trovata aperta. Ma di solito è chiusa, in qualsiasi scuola lo è. Scomazzon deve essersi dimenticato di richiuderla una volta uscito. Un errore vantaggioso, se l'avesse chiusa a chiave forse si sarebbe risaliti alla persona a cui l'aveva sottratta e forse - ma quanti forse - le indagini si sarebbero ristrette ai docenti e al personale della scuola. Troppi forse, assordati dalla musichetta che annuncia, inutile sperare il contrario, la voce del professor Nasisi.
"Commissario Bovera" al posto dell'insopportabile vocetta cantilenante, una nota di commozione vibra nella sua lentezza: "le devo comunicare una tragedia. Poco fa mi trovavo in sala operatoria. Stavo effettuando un intervento chirurgico in totale su mia figlia Olimpia. L'anestesista aveva appena finito di addormentarla. Stavo per incidere il seno destro. Avevo chiesto all'infermiera di passarmi il bisturi. Si chiamava Elvira Bogliani, l'infermiera. È morta così. Da un momento all'altro."
 "Non tocchi niente, lasci tutto com'è e isoli la sala operatoria. Sarò lì in mezz'ora al massimo."
Rondo riconosce la smorfia di eccitazione del suo capo. Assalita da uno sbadiglio portentoso traffica nel cruscotto, prende il cupolotto di plastica rosso della sirena e la fissa sopra il tetto, mentre gli ordina di guidare come se dovesse andare al funerale di Tom Cruise.

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