Leotta, Rigosi, Lucarelli, Nadiani, Belli: Lettera per la scuola

“Un Paese civile decide di occuparsi
del futuro del suo popolo: e i bambini
sono il futuro. La qualità della vita
dipende da come questi bambini sono stati educati”
Bruno Munari

Avrebbe senso costruire un teatro senza camerini, o una sala di registrazione senza amplificatori o, molto più banalmente, una casa senza fondamenta - con la scusa di dovere risparmiare sulle spese?
Quello che sta passando - per la scuola - è un decreto che è messaggio superficiale, oltre che negativo: i tagli (economici, di ore, di insegnanti, di personale, di spazio, di tempo ...) servono solo per sventolare un presunto “risparmio”: presunto perché in realtà, oltre ai gravissimi danni educativi e sociali, il costo andrà a ricadere - amplificato - sulle singole famiglie. Non c’è progetto, in questo decreto, e se ci fosse sarebbe anche peggio: creare - di fatto - scuole “differenziali”. Chi potrà permetterselo si iscriverà nelle scuole “migliori”, quelle dove pagando c’è tutto, e tutti gli altri, cioè la maggioranza dei bambini appartenenti a famiglie di normali lavoratori, italiani o stranieri ha poca importanza, nelle scuole a questo punto senza mezzi, strumenti e insegnanti. Parcheggi dove - anziché sviluppare la conoscenza e il senso critico - i bambini diventano soprammobili, suppellettili.
Noi non sappiamo se dietro questo minacciato scempio ci sia un disegno occulto e preciso, quello che i pessimisti ritrovano nella profezia apocalittica di Calamandrei, che 50 anni fa indicava nello smantellamento della scuola pubblica il primo passo verso un avvento della dittatura. Questo non lo sappiamo, no, ma quello che sappiamo bene è che non deve, non può esistere una scuola pubblica mutilata di risorse e di speranza. Non vogliamo che accada, tutto qui.
Una casa senza fondamenta - sia nella democrazia che sotto dittatura - non sta in piedi.

Guido Leotta
Giampiero Rigosi
Carlo Lucarelli
Giovanni Nadiani
Matteo Belli

 

(In alto: baracca sulla strada per Arnetola, Apuane)