Torquato Gazzilloro, il poeta dei dialoghi impossibili

 

Pubblichiamo alcuni brani estratti da un interessante studio di Renzo Butazzi dedicato ai due poeti Torquato e Titina Gazzilloro. Chi volesse saperne di più può andare sul blog dell'autore.

Un poeta di vaglia di Vaglia
Torquato Gazzilloro era nato nel 1850 (due anni dopo la sorella Titina) da Telemaco Gazzilloro - ragioniere, socio e direttore della Banca Agricola di Posta fondata a Busto Garolfo dal nonno Gerolamo - e da Andreina Carpione Gazzilloro, di buona famiglia comasca.
La madre, appassionata di musica lirica e contralto dilettante, è stata anche autrice di un’autobiografia utile per capire perché i due figli abbiano espresso la loro creatività poetica in modi radicalmente diversi: intimista e introspettivo Torquato, esuberante e estroversa la sorella. Dopo la nascita di Titina, seguendo l’espansione della banca, la famiglia si spostò a Vaglia, un ridente paese dell’Appennino in provincia di Firenze, dove prese alloggio in una villa non sfarzosa ma confortevole nella quale vide la luce Torquato.
Pertanto, a buon diritto, fin dai primi lavori, Torquato Gazzilloro si presentava o veniva presentato come “poeta di Vaglia”, qualificazione che lo aveva assai favorito. Da che mondo è mondo critici ed editori sono stati sempre meglio disposti verso un poeta di vaglia che verso uno sconosciuto (parlando le maiuscole non si distinguono e scrivendo si possono omettere per errore).
In seguito la poetica gazzilloresca si affermò per la sua qualità, a prescindere dal nome del comune originario, tanto che alcuni critici ed editori lo citavano come “il poeta di vaglia di Vaglia".

La minestrina
Inizialmente l’ispirazione poetica di Torquato Gazzilloro deve molto all'affettuosa premura della madre e all’amore da lui portato alla medesima. Uno dei primi esempi di quanto detto è riconoscibile nel poemetto La minestrina che celebra il rapporto ambivalente del Poeta con la pastina in brodo:

  La minestrina
  la mangio prono.
  E' un dono,
  è divina.
  In lei ho fiducia
  quando non brucia.
  Subdola, però,
  è la grandinina.
  Ovunque s'insinua,
  quasi mi soffocò

 

La storia della poesia è rintracciabile in vari testi e documenti, cominciando dal volume Infanzia di poeti, ecc. del professore Ulderico Amal, medico della famiglia Gazzilloro. Il professore scrive che il giovanissimo Torquato mangiava malvolentieri, a differenza della sorella che fin da piccola era stata di grande appetito. Nessuna Tata o cameriera aveva mai mostrato, secondo la madre, abbastanza affetto e pazienza da fargli finire la sua minestrina, la sua carne, il suo purè. Pertanto, malgrado le lezioni di canto e gli impegni mondani, la signora Andreina si era assunta personalmente il compito di nutrirlo e faceva l'impossibile per convincerlo a mangiare. Gli magnificava il valore del cibo per crescere sano e forte, gli volgarizzava il concetto "mens sana in corpore sano", spiegandogli che mangiando e crescendo cresce anche il cervello, ma se un bambino non mangia restano piccoli sia lui, sia il suo cervellino.

(...continua...)

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