Riprendiamo Uomini e Pecore di Dark0: sedicesima puntata

14. Ovvero una ricostruzione degli eventi partendo da piccoli frammenti fissi. Come in un livello avanzato di tetris: tipo il quarto

 

 

Luigi mi avrebbe detto È ovvio: dovevi prenotare.
E tutta quest'ovvietà che lui ha, a me manca.
Così, circondato da una nube di intenzioni naif, entro nell'hotel Tardoun con le aspettative di uno che ha passato una giornata difficile e stancante e il cui unico obiettivo è quello di avere un materasso morbido sotto il culo che gli dice Eccoti arrivato, amico, aspettavo solo te.
Invece il tizio con i capelli brizzolati, che sembra Mister No ma con gli occhiali, dopo i saluti di rito, mi chiede con gentilezza le mie generalità e inizia a cercarle sul suo enorme monitor a ventuno pollici.
Io vedo lo schermo lcd riflesso nei suoi occhiali e mi sembra che questo suo aspetto cyber, cozzi con lo stile dell'alberghetto, tre stelle e dieci stanze, dalle rifiniture in legno un po' ovunque e dall'aspetto rustico e accogliente.
Dissonanze tecnologiche attirano il mio sguardo curioso.
Ai piedi di Mister no, ricavata in una cassetta da dove escono fuori un'infinità di fili, sbrilluccicano i led di un modem wi-fi. Seguendo i fili con lo sguardo e sporgendomi leggermente riesco a vedere il case del computer e ne percepisco il ruotare della ventola. Girandomi, in un angolo dell'anticamera, tra le perline di legno e i quadri con paesaggi montani, noto un sensore bianco pallido anti intrusione che luccica a intermittenza. Vicino la barocca bacheca per le chiavi, appena dietro una mensola, c'è uno sportellino a scomparsa nel muro che sono sicuro nasconda agli sguardi furtivi la centralina dell'allarme.
Mister No deve essersi accorto di questo mio approccio alla Ocean's Eleven, e stavolta mi chiede un documento. Glielo do e penso che fino adesso abbia navigato in rete cercando informazioni su di me. Abbia cercato foto, articoli che ho scritto, messaggi su blog, video o qualsiasi altra cosa riconducibile al mio nome. Forse alla fine mi ha trovato e avrà inoltrato la sua richiesta di amicizia. Oppure.

– C'è qualche problema?
- Signore. La sua prenotazione non risulta.
- E infatti. Non ho prenotato.

La sua faccia diventa cupa e lo sfondo in bianco e nero. Linee dinamiche escono dalla sua testa e il riflesso degli occhiali cyber fa un giro completo e mi rimbalza in faccia.

– Purtroppo l'albergo è al completo, signore.
- Al completo? Guardi, che a me va bene anche una doppia.
- Non ci sono stanze libere.
- Gesù...

E dico Gesù solo per buttare via il fiato, perché il libero arbitrio, con una giornata così, ha davvero poco a che vedere e il Signore in questione, sulla croce, mi sembra non si fosse raccomandato altro di non mettere mai più il naso negli affari di noi mortali. O sbaglio?
Cerco una soluzione immediata. L'immagine migliore che mi appare è il divanetto beige dietro di me, davanti al tavolino con le riviste e io rannicchiato in posizione fetale sotto un piumone con i fiorellini. Gli occhi di Mister No sono impenetrabili: due fessure alla Bud Spencer. Poi avrà intuito il mio sconforto o forse avrà visto in questa mia ingenuità la stessa del suo figliolo di sedici anni, oppure gli saranno tornati in mente i consigli della moglie, quando nella stagione passata gli aveva suggerito di ampliare i locali al pianterreno per offrire ai clienti un servizio migliore. Insomma deve essere scattato qualcosa dentro di lui, qualcosa che lo ha portato a dire:

– Signore, provo a cercarle una stanza nelle vicinanze. Se ha voglia di attendere.

Ha voglia? Ha voglia di attendere? I piemontesi ti chiedono sempre se hai voglia. Perché se non ha voglia di attendere, può andare a dormire per strada, a noi non cambia niente. Sticazzi.
Attendo.
Mi siedo sul divanetto beige mentre a Mister No manca solo un'interfaccia neurale diretta alla tempia con spinotto jack/cannon, per farlo assomigliare ad un androide impegnato nella sua attività di problem solving.
Il tempo passa ed è incomputabile.
La stanchezza mi schiaccia a terra come sotto una pressa e quando Mister No ha finito la sua ricerca, si è trasformata in rabbia e nervosismo.
La pazienza è messa alle corde. Ce l'ho con me, con la mia dannata approssimazione in queste cose, con un mondo che vuole sempre programmi prima di azioni e ce l'ho anche con Mister No che nonostante non fosse obbligato, mi ha trovato una stanza da qualche parte in un paesino più sperduto di questo e per arrivarci dovrò rimettermi in macchina e non c'ho voglia per niente.
Lascio aperta sul tavolino una rivista di moda e gossip dal nome inglese, che stavo sfogliando. Esco maledicendo gli uomini, le pecore, gli hotel dei paesini della valle Stura, i matrimoni, facebook e  tutte le mie ossessioni.
Quando sono fuori il nemico è il mondo. No. Il nemico sono io. Neanche. Il nemico è il Land Rover parcheggiato sul marciapiede. Enorme e luccicante. Troppo enorme, troppo luccicante, troppo perfetto.
Trovo immediatamente una giustificazione alla mia prossima azione: quei due hanno preso l'ultima stanza, la stanza che spettava a me. Rincaro la dose: 'sti bastardi ricchi e figli di puttana.

Mi basta poco per tirare fuori di tasca le chiavi della Twingo – benedetta macchina portatrice di stimmate metallizzate – e avvicinarmi smanioso di vendetta alla fiancata del nemico.

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