Chiarezza su Learco Pignagnoli

Negli anni scorsi si è fatto un gran parlare di Learco Pignagnoli, a proposito e a sproposito, c'è chi lo odia e chi lo esalta. Soprattutto a sproposito se ne è parlato. Ma adesso le cose sono chiare. L'anno scorso (2006), è uscito un volume che ha spazzato via dubbi e nuvole: Opere complete di Learco Pignagnoli (Aliberti). A raccogliere e sistemare i suoi scritti lunatici e frammentari è stato Daniele Benati, che finora era riuscito a farne pubblicare alcuni sulla rivista "Il Semplice", quando usciva, fra il 95 e il 97. Adesso che sono tutti riuniti in un unico volume fanno impressione. Si vede tutto lo spessore dello scrittore-filosofo Pignagnoli. O Benati? No no, Pignagnoli, non c'è dubbio. Prova ne sia che uno studioso serio come Gino Ruozzi (università di Bologna) ha inserito alcuni brani di Pignagnoli nella sua ponderosa antologia Favole, apologhi e bestiari (BUR, 2007), con tanto di nota biografico-critica dell'autore, dove si dice, tra l'altro: "Un'estrema concisione caratterizza le moralità narrative di Pignagnoli, che guarda probabilmente agli apologhi di Thomas Bernhard e di Peter Altenberg e alle stranianti favole di Stevenson". Si legge anche, nella suddetta nota, che Pignagnoli è nato a Reggio Emilia nel 1953. Ma Benati quand'è nato? Non è del 53 anche lui? E non è di Reggio Emilia? Le cose non sono poi così chiare, non c'è mai da star tranquilli.
 A.T. 

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