Paolo Puskin Nori

Dom, 10/28/2007 - 21:54

Paolo Puskin Nori

 
Venerdì 26 ottobre 2007, al Pisa Book Festival, Paolo Nori ha letto La donna di picche, tratto dal suo volume di traduzioni da Puskin: Umili prose (Feltrinelli, 2006). Una gran bella lettura. Non è facile sedersi davanti alla gente e tenerla inchiodata alla seggiola per tutto il tempo di un racconto. Ma Nori queste cose le sa fare. Legge anche dei romanzi interi. L'organizzazione forse poteva essere un po' più calorosa. Va bene anche così, per carità, siamo informali, siamo toscanacci, Nori è persona navigata. Però, farlo leggere così, a freddo, davanti a un pubblico fermo come la sfinge e, alla fine, non dire neanche qualcosa tipo: "Ringraziamo Paolo Nori, ci vediamo domani etc. etc.."...fortuna che era la serata inaugurale...
 Comunque, ecco quello che scrive Paolo Nori a proposito di Puskin: “C’è, nelle quattro opere in prosa che son qui raccolte, una specie di tono comune che produce un effetto comune. Sia nei Racconti di Belkin, che nella Donna di picche, che in Kirdžali, che nella Figlia del capitano si raccontano cose che si son sentite raccontare da qualcun altro. È un modo per tagliar fuori il problema della verosimiglianza, è un modo per farla finita col narratore onnisciente, è un modo per far nascere continuamente nel lettore la domanda ‘Chissà se è vero?’, domanda che a me viene sempre quando leggo qualcosa che mi piace che mi sembra abiti sempre in una regione che sta a cavallo tra il sì e il no, e poi c’è dell’altro. C’è un passo di Dovlatov in cui alcuni russi emigrati in America si lamentavano del fatto che i propri figli, americani, non sapevano leggere il russo, e sarebbero cresciuti senza poter leggere Dostoevskij in originale. ‘Come faranno?’, ‘Come faranno?’, ‘Come potranno vivere senza aver letto Dostoevskij in originale?’ si chiedevano tutti fino a che uno non ha detto ‘Be’, anche Puškin, non ha mai letto Dostoevskij in originale’. Ecco, la cosa incredibile, a leggere questi racconti e questo romanzo, è che furono scritti quando la letteratura russa dell’Ottocento non esisteva.”
Consiglierei anche di leggere alcune pagine illuminanti di Francesco Orlando sulla Donna di picche, precisamente da pag. 39 a pag. 41 de Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura (Einaudi, 1993): più il narratore indugia su cose e ammennicoli guasti e sporchi, più aumenta il senso di realtà (non altrettanto accadrebbe con una descrizione di oggetti nuovi e splendenti). Per contrasto si prepara l'ingresso del soprannaturale, del fantastico. 
A.T.