Gianfranco Mammi: Gruppi di persone

 

Gruppi di persone

da Vita di "Ridolini", di prossima pubblicazione nei Libratti

Allora anche lì bisognava pensare, o andare nei partigiani oppure passare per amico dei fascisti, non sapevi che cappello metterti. Siccome io avevo già buttato via il fucile là in Toscana, poi andare a prendere un fucile volontario proprio non me la sentivo e poi si diceva che i partigiani andavan nelle case a portar via la roba, ho detto “Anche questo è un mestiere che a me non mi va.”
Però i tedeschi cercavano chi era stato militare e siccome avevo una capanna ho pensato di farci un rifugio proprio sotto. E difatti siccome allora usava il cesso fuori di casa mi son fatto un casottino con delle assi e un po’ di tetto e lì dentro ho fatto una ribalta che da una parte portava nel mucchio delle porcherie e dall’altra parte andavo dentro al rifugio sotto alla capanna. Perché d’inverno, quando veniva la neve, si conosceva se andavi solo nel rifugio, invece lì c’era la scusa del gabinetto.
Difatti quando c’era l’aria dei tedeschi io andavo dentro al rifugio e una mattina sento gridare “Egisto! Egisto!” e pensavo “Ostia, ma come fanno a sapere che son qua?”, be’ eran dei tedeschi che avevan preso un cavallo ai partigiani e adesso risalivano il torrente e urlavano “Bandito!”, avevo capito male. Allora per poco non uscivo dal rifugio proprio nelle braccia dei tedeschi.
Dopo un po’ avevo ripreso a lavorare da sarto con due ragazze o tre, ma non in paese, a Ca’ d’Mami, in mezzo ai campi, solo che lì i miei amici venivan sempre a dire “Quando vieni tu nei partigiani?” e io rispondevo sempre “La settimana prossima vengo di sicuro”, dicevo che al momento ci avevo il mio daffare. Ma io aspettavo sempre l’armistizio ma non arrivava mai, allora un bel giorno ho preso una staffetta dei partigiani che si chiamava Anderiòun e faceva il macellaio a Polinago e gli ho detto “Anderiòun, io andrei nei partigiani, ma ho preso paura nel fucile a militare, non vorrei un fucile.”
Allora Anderiòun si è informato e poi ha detto “Guarda, han detto così che di fucili non ne hanno, che se vuoi andare a fare il barbiere ti prendono volentieri.”
Allora io sono andato con la mia valigetta a fare il barbiere e c’erano quattro o cinque formazioni, che una formazione vuol dire un gruppo di persone da una parte, un gruppo da un’altra parte, in case coloniche, allora io al mattino andavo in una di queste case a turno e alla sera andavo a dormire al comando che era a Montemolino; lì c’era il capo partigiano che si chiamava Nello e comandava tutti assieme a suo fratello e a un altro che non mi ricordo bene il nome.
Un  giorno arriva una spia da Mocogno che c’era questo capitano Bertini e aveva tre sorelle zitelle, allora questi qua son partiti con un furgone e han svaligiato la casa e ci han portato via tutto, la biancheria e tutto quanto; in mezzo a tutta questa biancheria c’era tutta la roba da notte di queste zitelle, alla sera al comando si vestivano con i mutandoni da donna e le loro cose da notte, in cinque o sei, tutti assieme, sembrava un
manicomio. Lì ci voleva proprio la macchina da presa da prenderli giù, della roba da diventare matti.
Poi in sartoria facevo anche le mutande con la seta dei paracadute e i giubbotti con la stoffa delle mantelline, e così lavoravo per i partigiani.

 

(In alto: casolare a Campocatino)

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