Veloce come un triciclo

Sab, 06/28/2008 - 21:39 | Aggiungi un commento

Veloce come un triciclo

 
Riproponiamo, con lievi modifiche, un articolo apparso su "Il Tirreno" il 14 agosto 2003 (p. 24).

In Garfagnana il primo veicolo elettrico italiano
Nel 1853, come si sa, i lucchesi Barsanti e Matteucci inventavano il motore a scoppio. In pratica, si chiudeva l'era del vapore. Nel 1886 il tedesco Daimler costruiva la prima auto. Piano piano le strade cominciarono ad essere percorse da strepitanti ordigni semoventi. Si è spesso portati a pensare che l'auto elettrica sia frutto delle preoccupazioni ecologiche dei nostri giorni, ma invece la storia del motore a combustibile e quella del motore elettrico corrono parallele sin dagli albori. I motori delle prime auto, infatti, erano così rumorosi e di difficile funzionamento, e il combustibile ricavato dal petrolio puzzava e imbrattava le strade a tal punto da spingere alcuni costruttori verso alternative meno inquinanti. Nel primo decennio del 900 conobbero larga diffusione modelli di auto elettrica che, essendo silenziosi e affidabili, costituirono un reale concorrente per l'auto a benzina. Questa, però, aveva dalla sua un'autonomia enormemente superiore e l'auto elettrica cadde presto nel dimenticatoio.
Gianni Rogliatti, dell'Automotoclub Storico Italiano, ripercorreva questa vicenda nel numero dell'aprile 2003 della rivista "La Manovella". Leggendo l'articolo, si fanno diverse scoperte interessanti. Per esempio, che il primo veicolo a motore della storia era elettrico e risale addirittura al 1837. Oppure, che già nel 1881 a Parigi si aggirava un triciclo elettrico e a Berlino un filobus, sempre elettrico. O ancora, che fu proprio un'auto elettrica, nel 1899, a superare per prima la formidabile soglia dei 100 chilometri orari. Ma si scopre anche che il primo veicolo elettrico italiano fu costruito già nel 1891 e proprio da un toscano. L'inventore era Giuseppe Carli di Castelnuovo Garfagnana. Non si trattava proprio di un'auto, bensì di un triciclo biposto. Il leggiadro mezzo somigliava a uno di quei "grilli" per bambini che ancora oggi si noleggiano nelle pinete della Versilia, solo che, carico di batterie, pesava 140 chili e il suo motore sviluppava 1 CV di potenza.
Giuseppe era figlio del conte Luigi Carli, figura centrale nella vita della Garfagnana degli ultimi decenni dell'800. Questi, infatti, risanò la locale Banca del Popolo, ribattezzandola Banco di Anticipazione e di Sconto, si conquistò la fiducia dei risparmiatori del luogo e anche di molti lavoratori garfagnini emigrati, accumulando in breve un ingente patrimonio. Il conte Carli, pur senza perdere di vista gli interessi della sua banca, era persona lungimirante e reinvestì i capitali nel taglio dei boschi, nell'escavazione della lignite e nella creazione di una moderna fabbrica tessile e portò pure a Castelnuovo la luce elettrica. L'impulso all'economia della zona fu davvero notevole. Il "sistema Garfagnana" - come sottolineano Giuliano Nesi e Guido Rossi nel loro libro sull'Esposizione Regionale Garfagnina del 1896 - raggiunse un'espansione e una complessità tali da richiedere un supporto politico che ne fosse espressione. Così il nostro Giuseppe, figlio del conte, si presentò alle elezioni parlamentari del 1892, nelle file di una lista democratica, cioè antigovernativa. Lo scontro con il suo antagonista, l'on. Paolo Fabrizi, fu feroce, ma Giuseppe ottenne una vittoria schiacciante. Tuttavia l'elezione fu annullata per irregolarità. L'impero economico e imprenditoriale ereditato dal padre andò in crisi, e con esso il Banco di Sconto che di lì a poco fallì, trascinando nella rovina un gran numero di risparmiatori.
Giuseppe Carli, che era nato nel 1854, morì a Livorno nel 1913. Come ricorda il suo epitaffio "fondò e presiedé la sezione garfagnina del Club Alpino Italiano...ideò e costruì una centrale idroelettrica seconda nel tempo in Italia...ideò e costruì una automobile elettrica prima nel tempo in Italia".
Si torna oggi a parlare con insistenza del motore elettrico, dopo un secolo di dominio incontrastato dell'auto a benzina. Agli ultimi saloni espositivi, alcune grandi case costruttrici hanno mostrato modelli che sono ormai vicini a fornire prestazioni di autonomia paragonabili a quelle delle altre auto. Il loro segreto è la cosiddetta "pila a combustibile", cioè ricaricabile a idrogeno. Fra una decina d'anni si stima che potrà iniziare la produzione in serie.
Dal veicolo di Carli di strada ne è stata percorsa parecchia, ma al garfagnino resta il merito di avere aperto la via anche in Italia a questo tipo di sperimentazione. Non riuscì a sedersi sulle poltrone del Parlamento, ma su quelle di un avveniristico triciclo e ci piace pensarlo ancora in questa veste di pioniere elettrico.
Alessandro Trasciatti
 
Bibliografia:
Gianni Rogliatti, Dall'auto elettrica il futuro ecologico, in "La Manovella", aprile 2003, pp. 30-37;
Giuliano Nesi - Guido Rossi, L'esposizione della speranza, edito dal Corriere di Garfagnana, 1996.
 

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