Se qualcuno venisse quando io non ci sono

di Sarah Spinazzola

Se qualcuno venisse quando io non ci sono, a casa mia, per prima cosa, bisogna avere le chiavi.
Ci vogliono due chiavi, una del portone e una della porta di casa, poi se ci fosse della posta ci vorrebbe una terza chiave, ma quella io non la posseggo.
Poi a stare attenti, non ci vuole la prima chiave perché il portone è rotto da mesi, quindi, basta spingere. Il citofono volendolo suonare, si può suonare perché a cercare il mio cognome Pinna, c’è. Ma è rotto, anche questo, da quando son nata. E poi ragionandoci su un attimo troverete subito inutile suonare, se qualcuno venisse quando io non ci sono, chi suonerebbe a qualcuno che non c’è?
Poi bisogna entrare e c’è subito un androne dal soffitto molto alto, dalle pareti color zabaione a buccia d’arancia e un cancello nel mezzo dell’androne, è pitturato di marrone, che non serve a niente, tranne che ad aprirlo tutto quando devono entrare dei camion per esempio se qualcuno ristruttura il suo appartamento o quando in inverno arriveranno gli uomini a potare i rami dell’albero in cortile.
Camminando nell’androne si supera la portineria, superata la portineria che si trova sul lato di destra, sulla sinistra invece ci sono le caselle di posta, se ci fosse per caso posta, bisogna avere la chiave, e se qualcuno avesse la chiave, pregherei per favore di lasciarla lì, ma non la si trova facilmente la chiave della posta. Una è attaccata al mazzo di mia madre l’altra dovrebbe averla la portinaia, anche se una volta mia madre aveva perso la sua chiave e la portinaia ha poi dichiarato Io non ho mai avuto le vostri chiavi.
Poi se per caso ci fosse, nella casella Pinna prima colonna da sinistra in alto, della pubblicità che spunta fuori ed è subito prendibile, la si può tirare via e appoggiarla su in alto.
Uscendo dall’androne, bisogna girare a destra, nel cortile. È  possibile che svoltando a destra cada l’occhio prima su un mocio appoggiato al muro, che è della portinaia lo usa per pulire le scale delle scale e anche le mattonelle arancioni dell’androne. Ma se il mocio non importa a nessuno, si potrebbero notare delle scale in pietra grigia scura che scendono verso il basso, con all’inizio un cancelletto marrone, dal taglio simile a quello dell’androne, quelle scale portano a una delle cantine.
Ecco se qualcuno avesse in seguito l’urgenza di andare nella mia cantina dico subito che le chiavi ci sono. Si trovano sopra lo specchio nella camera da letto, sono in una scatoletta con delle viti vecchie, bottoni, elastici e anelli di chiavi in disuso. Il lucchetto è stato comprato non tanto tempo fa quindi a una prima occhiata dovrebbe spuntare fuori facilmente.
Ora se si è trovato la chiave, bisogna scendere in cortile e alla propria destra appare evidente la porta della scala D, perché è nuova ed è l’unica a essere così nuova, perché da un anno a questa parte hanno finito i lavori per l’impianto di un ascensore che agevola agli anziani la salita dei tre piani sovrastanti.
Seguendo con gl’occhi il muro che continua dalla scala D, verso sinistra c’è l’entrata  alla cantina uguale a quella vicina all’androne. Il cancelletto aprendolo, se è quello giusto cigolerà ancora, poi si scende, sulla porta c’è un avviso scritto a pennarello ormai colato sul foglio dall’acqua della pioggia che dice che quando si esce  ricordarsi di spegnere l’interruttore della luce, che si trova in alto a sinistra, così si apre la porta, e lì un labirinto di puzza sacchi neri, luce poca, ragnatele e altre cose che mi danno orrore ora precisare però credo che andando verso il corridoio è la penultima porta a partire dal fondo.
Non è mai stata svuotata da dopo la ultima guerra, quindi esattamente non so perché dovrebbe interessare andar fin laggiù.
Ma per chi volesse arrivare fino in fondo alla cosa, appeso al chiavistello c’è un lucchetto nuovo, lo si apre, ecco consiglierei di andare in cantina di giorno perché non c’è mai stata una luce lì dentro, quindi la sola illuminazione giunge dalla grata che sta in alto che è in pratica una finestrella che si nota camminando fuori sul marciapiede. 
Se quindi si è giunti fino in cortile, come stavo dicendo prima, con la seconda chiave dopo aver girato a destra, si entra nella prima scala che c’è, la scala C, e fatti quattro gradini si arriva subito alla porta di casa mia, per chi volesse star sicuro che sia quella giusta, perché sulla porta non c’è il cognome, si guardi in alto alla porta se c’è scritto 16.
Con la chiave bisogna dare sei mandate e la porta si apre, per chiuderla, sanno tutti come fare.
Ora che si è arrivati non ho più niente da dire, solo stare attenti al mio cane.
Lo si vede subito, prima cosa perché non si può non vederlo, la sua cuccia si trova proprio in anticamera sotto il calorifero e poi abbaia sempre a chi entra, poi non conoscendovi neanche un po’ abbaierà ancora di più per fare paura ma basta stare fermi e fargli annusare la mano, poi piegarsi sulle ginocchia e dargli qualche pacca lieve sulla testa.
Ecco se poi andando dall’anticamera alla sala lui vi seguirà saltellando intorno e spingendovi a deviare verso la cucina, bisogna ignorarlo perché lui vuole un biscottino.
Ma se riesce a fare davvero impressione i suoi biscottini si trovano in cucina che in pratica è un piccolo spazio attaccato alla sala.
Entrati in cucina ci sono dei mobiletti bianchi appesi al muro, sul primo di questi, in alto, sopra, affianco alla scatola dei cereali della colazione ci sono quelli suoi, che hanno un cane stampato sopra simile al mio, però è nero. Bisogna dargliene solo uno perché va pazzo per questi cosi e non più di due al giorno se no poi capisce che se insiste, potrà ottenere molto di più da voi.