L'importanza delle pulizie...e dieci

Ven, 04/04/2008 - 15:14

L'importanza delle pulizie...e dieci

10. Un attacco di appendicite
Quando poco prima dell'intervallo hanno sentito il comunicato dall'altoparlante non ci volevano credere.
Al suono della campanella si sono precipitati fuori dalle loro classi per incontrarsi davanti al bar in fondo al corridoio.
"Ancora la Verdelli" ha attaccato Bianca sperando in una smentita miracolosa del fratello.
"Non capisco. È la prima volta che decidono all'ultimo di farci vedere un documentario. Mi sa che tra una cosa e l'altra prima dell'una non finirà. L'appuntamento è a mezzogiorno e mezzo... Davvero non capisco. È come se la Verdelli congiurasse contro il nostro scherzo. Ma ho un'idea. È un po' rischiosa ma dobbiamo provarci."
"Cioè?"
"Ti devi fingere malata. Qualcosa di più di un mal di testa, però. Tipo un attacco di appendicite ma non troppo violento se no chiamano l'ambulanza."
"Ce la posso fare."
"Ti deve venire quando stiamo andando nell'aula di scienze. Io sarò vicino a te, così tu chiedi subito di essere accompagnata da tuo fratello. Bisogna fare attenzione a non essere vicini alla Verdelli e nemmeno alla Goglio perché prima di lasciarti andare è capace di farti un interrogatorio. E bisogna evitare assolutamente Scomazzon, di lui non mi fido comunque. Il più sicuro è Vanzegoni. Quello pensa solo alla letteratura, figurati cosa gliene frega della tua appendicite!"
"D'accordo?" si sono lasciati entusiasti di questo nuovo imprevisto da affrontare con un altro scherzo, uno scherzo nello scherzo.
"D'accordo?" si ripetono adesso mentre si confondono tra decine di ragazzi nel corridoio che conduce alle scale per l'aula di scienze. Procedono a ritroso della corrente festosa di tutti gli altri studenti che come ogni sabato escono alla quarta ora.
Luca Somaini, un corteggiatore di lunga data di Bianca, le chiede con insistenza di fare l'imitazione della Goglio quando spiega la riproduzione dei mammiferi. Poco più indietro la Goglio si schiarisce la voce per metterli al corrente che a lei non sfugge niente.
Già saltellante sul pianerottolo del quarto piano, la Verdelli annuncia alla tromba delle scale che per la prima volta useranno il nuovo videoproiettore.
Debitamente lontano dagli studenti, Scomazzon non riesce a liberarsi dalla facondia svagata di Vanzegoni, certo di divertirlo con il resoconto della visita nello spogliatoio femminile in compagnia del povero Oregna: "Appena uscito è corso a telefonare al suocero pregandolo di rimandarlo alle Betulle in cambio della sua BMW. Peccato che la BMW sia intestata alla moglie. Ma come si fa a sposare uno così?".
La processione verso l'aula di scienze si arresta nel piccolo salone del quarto piano davanti alla porta di cui naturalmente mancano le chiavi.
"Chiamate Oreste, presto!" strombazza la sua indignazione la Goglio.
Oreste è il bidello più famoso della scuola, assurto a notorietà grazie al memorabile salvataggio del preside precedente, tal Guglielmo Azzati, sequestrato a scopo dimostrativo da un manipolo di studenti in seguito rivelatisi al soldo di un provveditore smaliziato, deciso a tutto pur di sbarazzarsi di Azzati, il classico uomo tutto d'un pezzo ritenuto socialmente troppo zelante.
Il coraggio di Oreste finì persino sulla cronaca milanese del "Corriere", anche se il viso corrucciato della fotografia pubblicata al centro dell'articolo apparteneva all'economo Prevedini e la didascalia in calce parlava di una bocciatura all'esame per entrare nel corpo dei Carabinieri. Fatto sta che Oreste sfidò le spranghe degli studenti con un bastone per gli esercizi in palestra atterrandone due con tale violenza da indurre gli altri tre alla resa. Due mesi dopo il gesto eroico, il nome di Oreste comparse sulle pagine della cronaca nazionale del "Corriere", questa volta con la sua vera faccia squadrata e gli occhi socchiusi e una didascalia che ricordava il suo passato negli ultrà dell'Inter. L'articolo raccoglieva le dichiarazioni dei due assalitori feriti da Oreste e dei rispettivi avvocati all'uscita del processo contro il bidello, entusiasti della condanna a sei mesi con la condizionale per aggressione fisica.
"Eccomi, eccomi professoressa" arranca Oreste, tuttora additato come l'esempio vivente della ambiguità della giustizia e allo stesso tempo guardato con sospetto per via della forza sovrumana nascosta in un corpo tanto sgraziato nella sua piccolezza ingobbita.
Scomazzon si scosta. È infastidito dalla confidenza sempre più invadente con cui da qualche tempo lo saluta. L'ignoranza del motivo gli ha guastato più di una volta i suoi ascolti notturni, bisognosi di un'attenzione assoluta.
Con la coda dell'occhio intercetta i segnali furtivi tra Bianca e Alfredo. Sta per succedere qualcosa: si avvicina lentamente.
Vanzegoni lo tallona con metodo, attardandosi solo di qualche passo.
La Verdelli dirige lo smistamento degli alunni all'ingresso: "Niccolai e D'Orlando nelle sedie davanti, tu Gabriella che sei silenziosa vai laggiù in fondo tra Sullo e Collina. E mi raccomando voi due, soprattutto Sullo, niente sconcezze almeno per un'ora!".
Da dentro l'aula si sente la Goglio sbraitare contro Oreste. Tutti si aspettano una reazione del bidello. Prima o poi riemergerà l'antico orgoglio bellicoso. Non oggi, però.
I ragazzi entrano in aula alla spicciolata. La Verdelli si è stufata di distribuire i posti, tanto più che non riesce a catturare l'attenzione di Scomazzon: ancora fuori insieme a Vanzegoni che parlotta con i fratelli Colorni.
"Cosa sta succedendo qui?" è quasi indispettita vedendo Bianca lamentosa e Alfredo ricurvo su di lei.
Vanzegoni mantiene il suo fatalismo leopardiano: "La natura che incombe".
Scomazzon è di scuola empirica, senza le prove le parole sono vane: "Un attacco di appendicite, sostiene".
"Bisogna portarla subito in infermeria. Vanzegoni, tu controlla che entrino tutti, me ne occupo io con Vittorio. Anche tu, Colorni, vai  in aula" interviene sollecita la Verdelli.
"Ma è mia sorella!"
"Ha ragione" lo sostiene inaspettatamente Scomazzon: "è meglio che l'accompagni anche lui."
Vanzegoni sta per defilarsi, poi si ricrede. Ha studiato dai frati barnabiti al liceo: "Giannalisa, forse è meglio che te ne occupi solo tu che sei una donna. Io e Scomazzon siamo più utili qui". Dai frati si impara a districarsi elegantemente dagli impicci.
La Verdelli non replica. Aspetta un sostegno da parte di Vittorio. Invano.
Vanzegoni torna sui suoi passi rivelando una solerzia inaspettata: "È meglio che ti muovi, non vedi come soffre poverina?".
Ha già premuto il tasto dell'ascensore, che si apre dopo pochi secondi. La Verdelli, Bianca e Alfredo scompaiono dietro la porta scorrevole di metallo.
"Quante storie!" commenta Vanzegoni.
"Già!"
"Senti, dato che siamo soli te lo posso chiedere senza problemi. Lo so che mi hai già fatto un favore l'altroieri, ma vedi proprio oggi avrei un appuntamento con un bibliofilo napoletano venuto apposta per mostrarmi delle cinquecentine. Un'occasione unica..."
"Ho capito, Vanzegoni. Facciamo che adesso entriamo insieme e appena comincia il documentario tu te ne vai zitto zitto al tuo appuntamento."
"Come posso ringraziarti?"
"Non ti preoccupare, non ce n'è bisogno."