Alessandro Trasciatti: Sei poesie d'inverno

13 luglio 2009. Sarà che stasera sono particolarmente malinconioso e che fa un caldo acerrimo, ma mi viene voglia di rispolverare delle vecchie poesie, uscite nel 1997 sul n. 70 di "Erba d'Arno":

Sei poesie d'inverno

1

Amore che si sfalda
come scaglia di pietra consumata,
marmo inverdito
all'acqua dell'inverno,
specchio appannato, stucco
che cade dal soffitto.
In fondo al parco scapoli galanti
tentano un approccio di maniera.
Ma tu li scansi
e giri nell'ombra dei viali
con sguardi d'insultante castità.

2

Il gelo già sui vetri
era il mio alibi per non andare.
Letto d'amore, armadi
stipati per l'inverno.
Più freddo era il sigillo delle labbra,
la somma algebrica dei corpi,
i panni sporchi in fondo alla valigia.
Scricchiolio di scarpe verniciate
nel corridoio amaro di partenza.
Le mani sul cancello rugginoso,
non dissi tutto quello che pensavo.

3

Armato di rabbia e di pazienza
ho aperto le tue lettere per anni
trovando sempre sabbia, rami secchi.
Adesso con il pelo ho perso il vizio,
ho terra nelle unghie
ed una moto di seconda mano.
Spreco di sangue è stato questo tempo,
fumo di buia candela, vino aspro
che non si può più bere.

4

E' un piano inclinato
questa stagione morta,
un rotolio di sassi a fondovalle.
Quando avevo la mano sul tuo cuore
era più giorno il giorno
e sangue questo sangue.
Ora i nervi sono ferro rugginoso
e se cade un anello
nel fango della strada
non sperare poi di ritrovarlo.

5

Avevo nella gola una preghiera
simile a un groppo, un fiotto amaro,
un desiderio di tagliarti in due,
cuore di mela, polpa da mangiare.
Ma tutto è distrazione,
vento che sciupa l'estrema fioritura
e ci scoraggia.
Gennaio è un cane intirizzito,
foglie marcite in cumuli di neve;
il caldo poi ritorna
ma lo sappiamo, noi, dove saremo?

6

Aguzza le ferite,
pensa l'inutile, il dolore,
gli sguardi troppo intensi o troppo poco.
Le voci dal chiuso della stanza
erano brindisi e saluti
e complimenti al fiore del tuo corpo.
Correre gli anni, starsene seduti,
spedire auguri o scrivere sui muri:
poco m'importa se continua
ad essere la pioggia così dura.

 

(In alto: Photo Monika - Praha)

  1. Antao.Sacarolhas on Mer, 07/22/2009 - 10:07

    Direttore!
    È estate e non dovrebbe esserci tempo per la malinconia...

    No, in realtà di tempo ce ne è abbastanza e per essere malinconici, di motivi ce ne sono altrettanti...

    Prenda esempio dal Vannini che non fa nulla tutto il giorno, se ne sta in panciolle in attesa di qualche paziente, guardando la polvere sedimentarsi sull'uscio e sui davanzali.

    Altroché vento di libeccio, quella polvere non la spazzerà via nessuno, così saremo costretti a starcene ancora in questo secolo...
    Insomma, dio bono, una badante, una colf, una sguattera, una squilibrata, una poco di buono, una meretrice, una squinzia, una donna di vita, una peripatetica...ah ecco, ora mi è tornata in mente la parola: una sgualdrina!

    Almeno il Roberto se ne va in giro in cerca di reliquie e di cadaveri in putrefazione, mentre Nautilus che fa?
    Che fa? Scandaglia i fondali alla ricerca di Atlantide?

    Direttore mi raccomando...

    Con immutata stima
    Antao Sacarolhas!

  2. trasciatti on Mer, 07/22/2009 - 10:32

    Caro Anselmo Sacarogli,

    la tua missiva mi allieta un poco in questa trista estate così povera di galanterie. Sai però che ho una strana e divertente notizia da darti. Mi dicono che su La Nazione di qualche giorno fa c'è un'intervista a Roberto Amato a proposito dello sbarco sulla luna...sono qui che fremo per averla e per metterla on line.

    Abbracci seleniti dal direttore

  3. trasciatti on Dom, 03/28/2010 - 23:18

    Caro Antao,

    chissà dove sei finito, chissà dov'è Nautilio e che ne sarà stato del Baghetta? Io son qui davanti al televisore notturno. Lo tengo spento ovviamente. Penso, come Battiato, che i desideri non invecchiano quasi mai con l'età, e penso che se accendessi il televisore adesso mi si parerebbero innanzi delle carni floride sventolanti impudiche. E penso anche che la pudicizia sia ancora una virtù e che allora ho sbagliato a venire al mondo in questi anni. O forse è soltanto che quando il cuore langue anche il mondo ti sembra sbagliato e se il cuore non languisse me ne fregherei del malcostume e dell'incostume imperante. Pensieri da vecchio moralista. O da vecchio porco travestito. Perché devo dire che il fascino della carne è qualcosa che non si può quasi esprimere a parole e che più uno invecchia e più il fascino aumenta, ma un vecchio che ama le fanciulle è da sempre dileggiato e additato come immondo voglioso fuori posto e fuori tempo. Ma io ho visto vegliardi canuti invaghirsi di ventenni e li capisco, come li capisco. Che vita straziante che devono condurre, non più desiderati ma ancora desideranti. Perché ti dico questo, Antao? Tu certo sei in altri pensieri ravvolto e in altre cure. Dammi notizie di che succede nel Castello Colleoni e se mai si è veduto lo spettro del cavaliere nelle notti di luna.

    Addio, addio.

    direktor antiquator