Nicola Dal Falco: L'uomo senza odore

 
 
L'uomo senza odore è un custode, sorveglia per altri i loro spazi, ne delimita e arieggia le vite. È un giardiniere? Un cuoco? Una presenza vicina e sottile che ti lasci dietro quando chiudi la porta. Un'aiola che spande solo forme e colori. Recita un luogo. Come spedirsi una cartolina quando esci al mattino e rincasi la sera.
C'è ed è tutto il mistero, suggerito dal semplice, straordinario fatto di non produrre odore. Che la sua gentilezza d'essere si sia spinta a inibire -naturalmente - la vera cifra d'ogni natura effimera? L'ombra organica che ciascuno si porta appresso?
Altre figure hanno lo stesso compito di rassicurare, ma tutte odorano. L'intimità che acquistano con la casa che le ospita quotidianamente si manifesta proprio aggiungendo il loro odore a quelli esistenti.
Lui, no. Sembra non lasciare tracce. Un fantasma, dice la sua compagna che svetta su caviglie francesi, mulinando passi di tango, che ne ha percorso ogni piega di soave niente. Ecco, al massimo, avvertendo di più il profumo dell'aria intorno, la custodia di un corpo che vive d'altrui, in quale altrove non si sa. Antille, magari.
 
(L'immagine in alto, come quella che accompagna Il cavaliere verde, si riferisce ad un mazzo di tarocchi di cui l'autore di questo brano è venuto curiosamente in possesso. Infatti lo ha rinvenuto nel cassetto di un mobile antico appena acquistato. Anche il suddetto mazzo lascia supporre una certa antichità o perlomeno vecchiezza. Alcune carte sono mancanti.)
 

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