Marco Battista: La fine di tutto

 
Il sole era di nuovo dappertutto e gli ombrelloni colorati a spicchi erano pennellate di gioia sull'olio della spiaggia. Tu assorta con il tuo libro, io meditabondo dietro gli occhiali da sole trovati in terra al matrimonio della tua amica. Suonano le radio, piangono i bambini, coppie si baciano. C'è un'atmosfera di anonimato che avvolge tutto e sembra volerci redistribuire a ruoli a noi più consoni, arcanamente. Mi sdraio e non esisto più: sono un uomo che prende il sole. Ti allontani e non esisti più: sei una ragazza che cammina sulla battigia, coi piedi nell'acqua. In tutto questo sembra perpetuarsi qualcosa che va al di là di noi. Sembriamo niente in questo contesto, evaporati, rarefatti, e in me subentra una strana sensazione di pace che si mischia indefinitamente al benessere fisico, venata di inquietudine, inafferrabile. Sarebbe straordinario, penso, se fossimo già morti, passati, se potessimo ricordare col sorriso la nostra vita precedente, qui dall'eternità, da questa spiaggia senza tempo, dove tutto esiste in compresenza e dove tutti ci ritrovassimo un po' alla volta, con grida e con saluti. Che bello se fossi già morto, se questa fosse l'eternità, se tutta la vita ci stesse adesso davanti, liquida, assolata.
In quel mentre ci fu un silenzio come da terremoto. Si alzò un vento improvviso. Se fosse un'onda anomala o un maremoto non so dirlo, non chiedetemelo. Una muraglia di mare si stagliava altissima, verde, contro al sole, contro di noi, si avvicinava, cupa, facendosi tuttavia più alta, nera, distruttrice. L'uomo del cocco - vidi la sua silhouette contro al sole - smise persino di respirare. Diventò di sale. Gli uomini che prendevano il sole alzarono il collo, il busto: guardavano, senza dire niente. Le ragazze che camminavano sulla battigia pensarono forse ai loro amori. Potei soltanto immaginarle.
In quella bolla d'aria e di tempo sembrò sperimentarsi davvero l'eternità, ma il terrore che mi assalì in quel punto mi ricordò infallibilmente che stavo ancora dentro al tempo. Dov'eri? Ti cercai con disperazione, con lo sguardo. Invano. Poi fu la fine.
Non chiedetemi se dopo fu la luce, oppure la tenebra, se vidi qualcuno dopo di allora, oppure fui da solo, sperso, nebulizzato in atomi di grigio non-essere o in schegge di infinità.
 
Marco Battista
(In alto: Tsunami, di Katsushika Hokusai, 1829)

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