Andrea Martini: L'astronave

Sab, 06/28/2008 - 19:28

Andrea Martini: L'astronave

 
 
L'astronave, tre poesie di Andrea Martini con una incisione di Gaetano Bevilacqua, Edizioni dell'Ombra, Calolziocorte, dicembre 1995. Stampato in trenta esemplari su carta Amatruda di Amalfi.
 
Il cancello era aperto, sì, ma entrare...
...avrei dovuto spiegare,
magari nel citofono,
di aver vissuto lì i miei primi anni
(nome e cognome di tutti i miei parenti,
periodo dell'affitto e sua entità...).
Ho proseguito invece lungo gli archi
dell'acquedotto, e ho ritrovato
la fontana che piscia quieta e le famiglie
di lucertole che escono a scaldarsi
al sole di febbraio.
 
*
Andavo a letto dopo carosello,
dicevo le preghiere sottovoce.
La luce era un gelato dopo cena,
un giornalino tutto colorato.
Castagna secca in tasca,
lavanda fra i lenzuoli,
la naftalina difendeva il resto
negli armadi di mogano e di noce.
Sui cartocci del pane disegnavo
per ore con la biro.
Sgranavo anche i fagioli.
Avevo un'atronave
che non cadeva mai dal tavolino:
sull'orlo dell'abisso si fermava
e ritornava indietro.
 
*
 
Per la pioggia caduta nella notte
non parte la vettura del vicino
così che i reiterati tentativi
distruggono il mio sonno.
Accendo l'abat-jour sul comodino,
guardo attorno.
La carta alle pareti è bianca o gialla?
Dopo il diluvio chi rimane a galla?
La pioggia s'infittisce. Penso ai vivi
e ai morti, in appendice. Quindi spengo.
Tace il motore fuori.
Un tuono dopo l'altro mi addormento.