Al circo

Sab, 01/19/2008 - 09:32

Al circo

 
 
 
Ieri, al circo non guardavo lo spettacolo, ma la parte immobile, radicale della scena. Osservavo, ad ogni numero, la compagna d'arte che porge insieme ai ferri del mestiere anche il caso. Attrezzi che moltiplicando le difficoltà, potrebbero tradire, giungere nelle mani dell'interessato, animati da dubbi e capricci. Che fede in quel gesto di dare e ricevere il trionfo o il martirio! Non basta ripetere all'infinito, ogni volta è la prima volta.
Sorridente e astratta come una statua taumaturgica, una Venere discinta, una sirena scolpita sopra l'arco, a lei si affida, per catarsi, tutto il turbamento del gioco. Basterebbe fissarla più a lungo per provare un disagio maggiore, incontrollabile. Ce la farà? Vivrà abbastanza a lungo l'eroe? Buio e pubblico, coincidenti, resteranno uniti nell'applauso o un brusio farà rovinare l'olimpo e riaccendere le luci?
La paura esige come l'amore un punto fermo, un confine, qualcosa che mostri il prima e il dopo. Fatto quel passo, registrata quell'emozione, la strada si spalanca, corre letteralmente sotto i piedi. Parenti, coniugi, amiche fisse o occasionali, le assistenti tengono uno dei fili della rappresentazione. Forse addirittura il filo per definizione, il filo del tempo, la vita del protagonista e dei suoi spettatori. Se tutto va per il verso giusto, basterà un inchino, ma se il numero si inceppa, allora, proprio lei farà da specchio all'ansia. Diventerà, per così dire, il centro del dramma, della domanda. Ne sono talmente consapevoli che le più brave (le più belle) non mostrano nulla e anche di fronte all'errore restano ferme, lontane. Allora, capisci cosa le rendeva magnetiche più del numero e del sudore dell'artista. Sono l'incipit, il fermo macchina, l'ora, occhio che ci guarda senza dire, facendosi addirittura dimenticare. Ieri, al circo non guardavo lo spettacolo, ma me stesso, desiderando quella riva che porge, il cuore orizzontale dell'assistente.
Nicola Dal Falco (il disegno è di Simonetta Melani)