Titta Casati: Distrazioni

So che non dovrei farlo eppure è cosi.
Quando guido, i miei pensieri volano e lo sguardo non è esattamente incollato alla strada. Basta un colore, una nuvola, una frase sentita alla radio, un silenzio, un riflesso. Un niente. E la testa gira a tutto campo come una civetta a caccia.
Pur senza estraniarmi completamente dal traffico, misteriosamente può accadere che nella mia mente un pensiero e un’occhiata si incontrino per far nascere una poesia, un racconto brevissimo, un haiku. Dipende.
E così prendo appunti.
Dopo aver riguardato i fogli del mio inseparabile taccuino da viaggio scritto di sghimbescio, con parole che si sovrappongono, idee lasciate a metà perchè scatta il verde o una strombazzata mi fa sobbalzare, ecco che ho progettato questa raccolta di divagazioni della mia guida distratta, sperando di non bruciarmi cinque punti a causa della mia testa fra le nuvole.

 

 

Il mio amore
 Quieto
Non spaventa
 Chi lo frequenta

 

 

Nuvole di pesco
E biancospino
Impigliate
In rami sottili
Santificano
Orti e campagne.

 

 

Le mie dita
Bucano  il cielo
E zampilla pioggia.

 

 

Nella luce blu
La montagna sogna
Canti di balene.

 

 

Nevica il pioppo
Tra bianchi d’acacia
 E sambuco
Regna silenzio sacro.

 

 

Alberi neri
Graffiano
Cieli di neve.

 

 

Sospira la neve.
Come gatta affettuosa
Avvolge il bosco.

 

 

Rotola la nuvola
Come gatto piccolo
Rincorre il sole.

 

 

La tua anima
-occhi di gufo-
Scruta l’abisso.

 

 

Curva
Dietro curva
Nebbia
Dopo nebbia.
Il grigio
Dentro gli occhi
E nell’umore…pessimo.

 

 

Sopra
Onde di brina verde
 Galleggia Montevecchia
Ai suoi piedi
 In difesa
  Scintillano
   Spade d’oro.

 

 

 

DUE HAYKU

 

Fili di nebbia
Fra le colline nude.
Gioco d’amore

 

 

Ordito e trama
Sotto il verde fico.
Giochi di luce

 

 

 

AFORISMI

 

Il tarlo dell’abitudine debilita.

 

L’ordine fa brutti scherzi.

 

Dici che sono la tua pupilla. So che hai mille occhi.

 

Non vedo l’ora di morire. Per questo inciampo nei piaceri della vita.

 

Per oggi, l’mpegno più gravoso è respirare.

 

 

(In alto: Netsuke, disegno di Nicoletta Calvagna)

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