Orlando: la psicanalisi in letteratura, di Laura Lepri

 

È stata beffarda la morte con Francesco Orlando, deceduto ieri nella sua casa pisana all'età di 76 anni. Il suo unico romanzo La doppia seduzione, recentemente pubblicato da Einaudi ma risalente agli anni Cinquanta e più volte riscritto, era in odore di entrare nella cinquina del Viareggio. Ora qualunque premio sarà postumo. Un po' come accadde al suo mentore, Tomasi di Lampedusa con Il gattopardo. A quel magnifico romanzo il giovane Orlando, discepolo fra i prediletti, partecipò battendo a macchina una delle prime stesure, sotto dettatura dell'aristocratico siciliano.
Anche Francesco sarebbe diventato un grande maestro, nelle università in cui ha insegnato, a Pisa, Napoli, Venezia: un francesista che era in primis un teorico della letteratura. Fondamentale fu il suo Per una teoria freudiana della letteratura (1973), teso a coniugare Freud, Marx e lo strutturalismo. Non solo francesista, Orlando conosceva la letteratura occidentale, classica e contemporanea come pochi; lo si evince da Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura (1993), dove spazia da Lucrezio a Gabriel García Márquez. E poi era un eccellente musicofilo; i saggi su Mozart e Wagner si leggono in Le costanti e le varianti (1983). Memorabili le sue serate veneziane nelle quali avviava al melodramma un ristretto gruppo di giovani; memorabili le sue lezioni su Mallarmé, Proust, Racine, Molière, il motto di spirito, l'Illuminismo; memorabili i suoi anatemi contro i teorici non sistematici. Gli studenti, inevitabilmente sedotti, erano consapevoli di avere di fronte un docente fuori dall'ordinario, compresa qualche intransigenza di fronte al primato della razionalità. Alla fine si era concesso la pubblicazione di un romanzo di gioventù. Ma il cuore gli ha impedito di assaporare un piacere che aveva sempre rimandato, per pudore.

Laura Lepri

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