Fuori dalle porte: due testi di Nicola Dal Falco

 
 

L'uomo che mangia sui viali
È seduto con le gambe allungate sulla striscia d'erba e di platani che divide i viali, nell'ombra sospesa di un'isola al centro della corrente. Disfa il nodo del sacchetto e si dispone a mangiare, santificando il primo dono della giornata. Sceglie i bocconi, impugnando nella destra il coltello.
Solo il braccio e la bocca si muovono insieme. Mastica, deglutendo piano. Sembra condire il pane d'aria, catturando profumi sparsi come se fosse ancora sotto la pianta del gelso. La città non ha più mura dietro cui celarsi, ma lui si è fermato lo stesso al di qua dell'invisibile confine che taglia via la campagna, il vasto fuori della pianura: pastore transumante, in vista della porta che girando sui cardini apra e chiuda il giorno come l'angelo del Signore.
È forse lui, grumo d'unto e di nervi, il segno mobile, il respiro, quel rumore di denti che indica il fosso tra l'oggi e il domani.
 
L'uomo che mangia cormorani
Tutti i marinai, nel loro sogno preferito, dormono in una vena di sasso. Con l'eco remoto di una flotta che passa gli stretti. E mai si capisce se sia o meno la vigilia che cambierà profilo ai graniti: un'orazione fumante dal cielo, un coro di schianti. Così s'adatta il geranio e la cena come un presidio che ha il nemico alle spalle. L'ora è passata e resta intatta. Per altri profumi attraversi il piede di mare, fino a Spargi, larga di fagiani e cormorani. Ma il volo dei primi sull'acqua ha un che di ridicolo. Sono code già finite in trofeo. Con gli altri, invece, neri bagnanti, occorre una strategia greca, una posta intelligente: mentre si asciugano al vento, ti avvicini guardingo e li  spruzzi d'acqua.
E loro rimangono, ali dischiuse, quel tanto ancora, perché il cacciatore li agguanti come galline. L'uomo che mangia cormorani ha gli occhi di un unico azzurro, lenze spiritate nel groviglio che le riporta in barca o strette nel secchio all'esangue polso di sughero; la faccia lunga la pausa mancante di chi mercanteggia col mare, con gesti generosi da pirata.