Il cuoco e l'editore neonato

Mar, 04/21/2009 - 10:23

Il cuoco e l'editore neonato

Agli Orti di Via Elisa si degustano i Libratti

Perché un ristoratore affermato e un editore microscopico di letteratura dovrebbero unire i loro sforzi? Per quale obiettivo comune? Perché cercare di unire la sala da pranzo con quella di lettura? Da alcuni giorni, ai tavoli degli Orti di Via Elisa, a Lucca, viene offerto ai clienti, oltre al tradizionale, collaudato menù, anche un opuscoletto che altro non è che il catalogo dei Libratti: collana economica di letteratura illustrata, ideata e diretta dal sottoscritto.
Samuele Cosentino, titolare degli Orti, scrive: "In un libro il lettore entra e si lascia condurre, così come il buongustaio si mette a tavola, osserva, annusa ed assapora; come dal libro così da quel piatto possono affiorare ricordi, emozioni, sensazioni, desideri, piaceri, ma anche amarezze e nostalgie". E ancora: "In un libro, così come in un piatto, la storia che si narra, come la ricetta che si realizza, è frutto di fantasia sì, ma ha radici nella realtà, nel cuore dello scrittore e in quello del cuoco". Qualcuno potrebbe obiettare che il cuoco è consapevolmente votato all’effimero, al dileguamento esofageo delle proprie opere d’arte gastronomiche, mentre lo scrittore ha l’ambizione (o dovrebbe averla) di restare nella memoria della gente per avergli schiuso dei mondi di immaginazione. Il cuoco cura il corpo, lo scrittore cura (o dovrebbe curare) lo spirito. Ma a volte accade il contrario e riesce più emozionante e evocativo un risotto al radicchio trevigiano che l’intreccio pesante di un romanzo familiare, senza dimenticare che proprio l’esperienza sensoriale del cibo, del momento conviviale, ha fornito spesso lo spunto agli scrittori per creare le loro opere d’arte (una per tutte: la cena di Trimalcione descritta dal latino Petronio).

E poi va detto che si tratta di un’iniziativa commerciale quasi da pionieri: esporre, promuovere e vendere dei libri di letteratura in un ristorante non è una cosa molto comune. Senza volere togliere assolutamente nulla alle librerie e al loro storico ruolo di diffonditrici dei prodotti librari, abbiamo pensato di andarceli a prendere i potenziali lettori, di non aspettare che siano essi ad entrare in libreria, ma di provare a stanarli proprio in un luogo come il ristorante, dedicato comunque ad una pausa, ad un intervallo tra un’attività prima ed una dopo. Un momento di ozio e di rifocillamento che, con la calma che lo accompagna, potrebbe anche solleticare la fantasia dell’avventore e farlo diventare addirittura un avventore-lettore.
Una casa editrice minuscola, come quella dei Libratti, non può permettersi di sostenere le spese per fare distribuire i suoi libri da un distributore professionale. Per questo si prendono accordi con singole librerie e con altri esercenti “illuminati”. La penetrazione nel tessuto del mercato sarà forzatamente lenta, un lento gocciolio di libri, un’infiltrazione minima ma ostinata. Avere l’appoggio di un locale ormai decennale a Lucca può essere fondamentale. E Gli Orti di Via Elisa hanno sposato in pieno la causa, hanno letteralmente adottato i Libratti. Del resto gli Orti, già prima che arrivassero i Libratti, avevano intrapreso diverse iniziative editoriali, facendo stampare dei bei volumi dedicati a Giacomo Puccini e a Pompeo Batoni. Insomma, non si tratta di mecenatismo improvvisato, ma di un sincero interesse per l’arte e per la cultura che ha permesso di incontrarci e di capirci al volo.

Alessandro Trasciatti

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