Marco Battista: Necrophilus

 
I
Se c'è una categoria di gente che mi sta veramente sul cazzo questi sono gli scrittori. Eccolo che arriva, vestito male perché disprezza la plebe che ama ben vestirsi, fottere e piacere agli altri. Ma porta una sciarpa raffinata ed eccentrica per farti capire che si veste male per scelta e non perché viene da un paesino di bifolchi. Se poi ci parli capisci che la rivoluzione copernicana è stata un errore della scienza perché l'universo intero in realtà gira intorno alla sua meravigliosa testa di cazzo. Lui si intende di tutto, tu non capisci niente. No, perché tu guardi la tv e leggi i giornali, lui invece ha accesso a informazioni top secret debitamente occultate al popolo dalla Spectre di 007, che ha lavato il cervello a tutti e governa su un pianeta di dementi (tutti dementi tranne lui naturalmente). Per fortuna esiste uno straccio di giustizia e lui vive solo e senza amici, circondato da ammiratori e ammiratrici sottomessi e plagiati per un periodo a cose normali transitorio. Dopo morto andrà all'Inferno, nel girone degli accademici. Ma non tutti gli scrittori sono come lui. Ce ne sono di peggio. Ecco quello che vuol venire dal popolo e incarnarne la cultura, si veste male stando attento a non mettersi roba elegante che potrebbe rivelare la sua natura aristocratica, sta coi poveri, fa volontariato e quando parla sembra abbia la terza elementare. È il massimo dello snobismo, te ne accorgi perché le sue fidanzate, i suoi fidanzati, i suoi amici intimi sono tutti cervelloni laureati.
II
Anch'io sono uno scrittore (modestia a parte, molto bravo), ma appartengo a una terza categoria. Sono uno scrittore necrofilo, e l'averne consapevolezza mi riempie la vita di disgusto. Ho una malattia mentale.
Se prendo in mano un libro, e me lo guardo, e me lo sfoglio, con l'acquolina in bocca mi trasformo, provo il piacere, la libidine di chi scopa fiche secche di cadaveri (che c'è di più bello?), sono orgasmi intensi, esplosivi, ma il piacere che provo è disgustoso e non posso più vivere né scrivere. Ho comprensione per chi prova una compulsione violenta a bruciare libri, oppure al suicidio. Ce ne sono di questi individui (oltre me), ve lo garantisco. Se frequentate le sale d'aspetto di un neuropsichiatra ne vedete di mondo.
Ho fluttuato per anni tra picchi e valli, fra entusiasmi e depressioni, tra putrefazione e nobiltà, alla ricerca del farmaco giusto, senza mai aver rapporti sessuali, solo masturbandomi, tutto nudo, su letti e divani pieni di libri. Che vita! D'accordo col mio neuropsichiatra ho cominciato di recente a frequentare corsi per imbalsamatori finanziati dal governo, si tratta di nuove attività, nuove professioni. Nuove si fa per dire. Ti piacciono i morti? Eccoteli, caro mio scrittoruccio del cazzo.
Non so se avete mai sentito parlare di tanatoesteti e tanatoprattori. La differenza è fondamentale. Il tanatoesteta interviene sulla superficie del cadavere, lo sbarba, lo incipria, lo lava, lo veste, lo compone, gli taglia le unghie e via dicendo. Il tanatoprattore interviene invece sottocute, purifica il morto dai liquami schifosi che ne accelerano la putrefazione, inietta sostanze miracolose che possano prolungarne l'esposizione ai parenti e che letteralmente credetemi lo ringiovaniscono, lo abbelliscono, lo rasserenano nell'espressione e gli ridanno vita, se così si può dire di un cadavere. È un mercato di grande umanità, un mercato che gira intorno all'amore per i propri defunti. Una cosa assai bella, a veder bene.
Diventerò presto un tanatoprattore professionista.
La terapia sembra funzionare. La compagnia dei cadaveri in obitorio o sul lettino sul quale opero mi purifica, quasi mi guarisce, mi riporta alla realtà (bella o brutta) delle cose. In frigorifero abbiamo tante belle ragazze, ma ho smesso di abusare di loro la notte o nei ritagli di tempo. Stando a giornate con la morte va a finire che mi abituo ai morti e mi innamoro di nuovo della vita. Che meraviglia la natura! La fica, il buon vino francese. Mi scordo della malattia mentale e torno a vivere gagliardo, senza paura e senza remore, io tutt'uno di infinito e bestia.
Mi lascio annegare in un sonno sano pieno di vita sulle tette di mia moglie. Mi addormento pensando a un nuovo romanzo, a un nuovo racconto. E le scrittrici? Vecchie baldracche! Se ho fortuna avrò anche una polluzione.
 
 

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