• trasciatti on Gio, 11/06/2008 - 09:03

    Mi permetto di contraddirla, Vannini. Se Libetico - che pure ha molte frecce al suo arco - sapesse toccare anche le corde del comico, secondo me ci guadagnerebbe. Il comico, in fondo, mi pare una forma superiore di tragedia, cioè capace di cogliere il fondo tragico della condizione umana e al tempo stesso di relativizzarlo. Forse sto parlando del tragi-comico. E' una questione di leggerezza. E' chiaro che uno scrive secondo quella che è la sua vena e le sue corde. Diciamo che il mio è un auspicio per Libetico, a che, negli anni sappia librarsi sulle disgrazie universali e particolari con un tocco di leggerezza e di distacco che ora gli manca. Dice il Pignagnoli: "Se non c'è niente da ridere, vuol dire che non c'è niente di tragico. E se non c'è niente di tragico, che valore vuoi che abbia?". Comunque la scoperta di Libetico va attribuita al buon Mondadore Sebastiani, io non ho fatto altro che seguire il suo suggerimento di leggere i racconti di Libetico e confermare il suo giudizio. E poi naturalmente decidere di pubblicarlo. Son contento di averlo fatto.

    Il direttanti

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