Il Trasciatti » Filosofumi http://trasciatti.it Lunario inattuale di letteratura e desueta umanità Tue, 22 May 2012 09:37:52 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 Consigli utili http://trasciatti.it/2011/10/30/consigli-utili/ http://trasciatti.it/2011/10/30/consigli-utili/#comments Sat, 29 Oct 2011 23:16:47 +0000 Trasciatti http://trasciatti.it/?p=1597

L’urina delle vacche è utile in numerosi frangenti come la cagliatura del latte e la pulizia dei recipienti usati per la mungitura (da wikipedia). Nella foto, una mucca del Cilento.

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Kamen’ 39 http://trasciatti.it/2011/07/12/kamen-39/ http://trasciatti.it/2011/07/12/kamen-39/#comments Tue, 12 Jul 2011 08:08:17 +0000 Trasciatti http://trasciatti.it/?p=1292

È  stato pubblicato il quarantesimo numero (n. 39, Giugno 2011), della rivista  di poesia e filosofia Kamen’, che compie venti anni, con le sezioni di Critica, di Poesia, e di Filosofia.
La sezione di Critica, nei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia è dedicata a Vincenzo Gioberti, preceduta da una nota di Amedeo Anelli, una miscellanea di saggi [Sulla Lingua] tratti da Del Bello e dal Gesuita Moderno.

Vincenzo Gioberti nacque a Torino il 5 aprile 1801 da Giuseppe e Marianna Capra. Nel 1823 conseguì la laurea in Teologia nell’Università Teologica di Torino, e nel 1825 fu consacrato sacerdote. In questo stesso anno fu aggregato, come dottore, al Collegio Teologico dell’Università torinese e, l’anno dopo, promosso Cappellano di Corte. Agli anni che vanno dal 1827 al 1833 risalgono alcuni viaggi compiuti da Gioberti fuori del Piemonte: nel 1828 in Toscana, nelle Marche e a Milano; nel 1829 di nuovo in Lombardia. A Firenze conobbe il Viesseux e Giacomo Leopardi; con quest’ultimo strinse amicizia e lo accompagnò nel viaggio a Recanati, mantenendo poi sempre con lui una fitta corrispondenza. A Milano incontrò il Manzoni. Con la sua azione politica favorì i moti liberali del 1831, diffuse la «Giovane Italia» di Giuseppe Mazzini e fece propaganda repubblicana. Caduto in sospetto, il 31 maggio 1833 fu arrestato e condotto nella cittadella di Torino. Il 30 settembre dello stesso anno venne liberato e subito mandato in esilio. A Parigi incontrò i fuorusciti italiani  e strinse amicizia con  Guglielmo Libri, Pellegrino Rossi, Carlo Botta, Terenzio Mamiani della Rovere, Carlo Pepoli. Tra i francesi Gioberti ebbe relazioni con Cousin,  Champollion, Lamennais e De Sinner.  Un anno dopo fu a Bruxelles come insegnante di Storia e Filosofia nell’Istituto Gaggia dove rimase dal 1834 al 1845 e dove scrisse la maggior parte delle sue opere: Teorica del sovranaturale (1838); Introduzione allo studio della filosofia (1840); Degli errori filosofici di Antonio Rosmini (1841-1845); Del Bello, in «Enciclopedia italiana» diretta da Antonio Falconetti (1841); Del Buono (1843); Del Primato morale e civile degli Italiani (1843, II Ediz. 1844). Per seguire più da vicino i movimenti politici d’Italia nel 1846 si trasferì a Parigi. Scrisse Il Gesuita moderno (1846-47) e l’Apologia del libro intitolato Il Gesuita moderno (1848). A fine maggio 1848 viene eletto deputato del Terzo Collegio di Torino e potè rientrare in Italia. Da Torino intraprese un viaggio trionfale nelle principali città della Penisola: Milano, Cremona, Piacenza, La Spezia, Genova, Parma, Bologna, Roma, Perugia, Ancona, Forlì, Firenze, Prato, Pistoia, Pisa, Massa, Sarzana. Fu anche ammesso in udienza da Papa Pio IX (giugno 1848). Il 29 luglio 1848 fu nominato Ministro senza portafoglio nel Ministero Casati. In tale carica durò sino al 18 agosto dello stesso anno. Dal 16 dicembre 1848 al 20 febbraio 1849 tenne la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. Dopo la sconfitta di Novara (29 marzo 1849) fu nominato Ministro plenipotenziario a Parigi, carica da cui si dimise per subitanei dissensi il 5 maggio 1849, ritirandosi a vita privata. Al secondo esilio risale la sua ultima opera maggiore edita: Del Rinnovamento civile d’Italia (1851). In Parigi  ai primi di ottobre 1852 ricevette la visita di Camillo Benso conte di Cavour. 
Morì a soli 51 anni, nella capitale francese, nella notte fra il 25 e il 26 ottobre 1852 per un attacco cardiaco.
La sezione di Poesia è dedicata a Luigi Commissari, di cui si continua la pubblicazione delle opere. Oltre ad una selezione di poesie è presente il saggio di Giancarlo Buzzi,  “Oltre il muro della morte”.

Luigi Commissari è nato a Gradella (Comune di Pandino) nel 1930. Si laurea in Materie Letterarie nel 1963 all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con il prof. Ezio Franceschini; oggetto della Tesi: “L’Oratoria Sacra nei Sermoni di Cesario D’Arles”.  Sacerdote dal 1955, nel 1984 chiede ed ottiene le dimissioni dallo stato clericale. Imponente e in gran parte inedita è l’attività di scrittura poetica e di esegesi biblica, nonché l’attività critica, con la collaborazione a riviste letterarie ed a volumi collettanei. Fondamentale il sodalizio col grande biblista e studioso di S. Paolo Giuseppe Barbaglio, col quale mette mano ad un programma integrale di restituzione dei testi biblici alle tradizioni poetiche. Il progetto inizialmente nato con il contributo di Mons. Enrico Galbiati sfocia nella pubblicazione di due edizioni dei Salmi, la prima per la Morcelliana, edita nel 1972, che ottiene consenso internazionale e l’apprezzamento e l’invito entusiastico del grande biblista spagnolo Luis Alonso Schökel ad osare di più. L’altra, dopo il lavorio di una vita, sfocia nel volume I Salmi testo poetico ed esistenza vissuta, delle Dehoniane edita nel 2008. Il Cantico dei Cantici esce nel 1992 in «Kamen’» e nel 1993 sempre con le Dehoniane. Degli anni Sessanta sono gli studi sull’Antico e Nuovo Testamento ed una Introduzione alla lettura della Bibbia in due volumi fatti sempre con Barbaglio. Commissari ha frequentato l’ambiente poetico ed artistico milanese, romano ed internazionale. Allievo per la Letteratura francese del poeta Luciano Erba , ha mantenuto un rapporto fraterno con Guido Oldani avvicinandosi negli anni Ottanta a padre David Maria Turoldo e all’ambiente del Premio Rebora.
Nella redazione di «Kamen’», sin dalla fondazione, è morto nella sua cascina di Roncadello di Dovera il 4 novembre 2009.

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Appello in difesa della Costituzione Italiana http://trasciatti.it/2010/02/23/appello-in-difesa-della-costituzione-italiana/ http://trasciatti.it/2010/02/23/appello-in-difesa-della-costituzione-italiana/#comments Tue, 23 Feb 2010 18:57:07 +0000 Trasciatti http://trasciatti.it/?p=222 Post image for Appello in difesa della Costituzione Italiana

Insegnanti, ricercatori e studiosi in difesa del valore della Costituzione Italiana: firma la bozza d’appello

giovedì, dicembre 24, 2009

Di Roberta De Monticelli

Un pericolo grande minaccia in questo momento la nostra comunità nazionale. Se ci arrischiamo a denunciarlo pubblicamente, in un modo e con mezzi che non sono quelli del nostro mestiere – e cioè l’insegnamento e la ricerca – è perché non ci pare che ce ne sia ancora sufficiente consapevolezza. Scorgiamo segni di questo pericolo in alcune dichiarazioni pubbliche di esponenti politici, in particolare quelle che urtano manifestamente contro alcuni articoli della nostra Costituzione: il pericolo è la distruzione degli elementari presupposti etici o pre-politici di uno Stato di diritto.

Senza alcuni elementari presupposti, il principio di maggioranza non basta a tutelare il cittadino da ogni sorta di abusi e arbitri di chi detiene il potere, come dimostra la tragica esperienza dei totalitarismi del secolo scorso, e dei regimi populistici e autoritari che si prolungano in questo secolo. Chiunque dovrebbe riconoscere questo fatto, a prescindere dalle sue posizioni o simpatie politiche.

Se chiamiamo “etici” questi presupposti, è perché essi, giunti a chiara formulazione come principi dopo l’esperienza tragica del secolo scorso, sono principi universali che vincolano al rispetto dell’eguale dignità e degli eguali diritti di ogni persona. In quanto recepiti nella Costituzione, questi principi vincolano ogni futura legislazione al rispetto di questo criterio, e quindi tutelano ciascuno di noi nei confronti di ogni abuso o arbitrio che possa esserci inflitto da chiunque eserciti il potere.

Secondo la nostra Costituzione (Art. 2) “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. Ma il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo (recepito in effetti anche nei suoi due punti fondamentali all’Art. 3 della nostra Costituzione), recita che “Tutti gli uomini nascono liberi e uguali in dignità e diritti”.

Dietro questa formulazione leggiamo i due principi che definiscono in campo morale e civile la modernità, da Kant paragonata all’età della ragione, all’età adulta degli uomini, alla loro maturità morale. I due principi sono (1) il principio di autonomia della persona, che non è per natura o nascita soggetta alla volontà di nessuna altra persona; ogni persona – in quanto soggetto di convinzioni, valori, scelte e azioni – è riconosciuta godere di dignità non inferiore a quella di nessun’altra; (2) il principio di eguaglianza di fronte alla legge di tutte le persone, che questa loro autonomia possono esercitare soltanto nei limiti stabiliti dai codici civile e penale.

I principi di autonomia e di eguaglianza sono in effetti impegni obbliganti per ogni futuro legislatore in materia, rispettivamente, di libertà civili e di giustizia. Proprio per introdurre limitazioni oggi incostituzionali nella sfera delle libertà civili (in materia di fine vita, di espressione, di stampa, di opinione e coscienza) e nella sfera della giustizia (impunità di chi ricopre incarichi istituzionali anche relativamente a reati commessi non nell’esercizio di tali incarichi) si suggeriscono revisioni della Costituzione che potranno vanificare precisamente i fondamenti pre-politici del nostro Stato, posti a garanzia del suo essere e restare uno Stato di diritto.

Tacere di fronte alla minaccia che grava sopra questi fondamenti è in qualche modo rendersene complici. Qualcuno ha parlato del “grande silenzio” degli intellettuali di questa generazione come momento essenziale di un declino morale e civile del nostro Paese. Il silenzio, il conformismo, l’indifferenza sono l’altra faccia della sopraffazione dell’argomentazione razionale attraverso la violenza dei toni e delle parole, invalsa in molti talk show, o del soffocamento del dibattito pubblico nell’incongruo linguaggio dell’odio e dell’amore. Ma se viene da chi ha un ruolo nella formazione dei giovani attraverso la scuola e l’università, e più in generale dell’opinione pubblica attraverso la scienza, l’arte e la cultura, indifferenza e silenzio sono segni di irresponsabilità anche di fronte alle generazioni future: contribuiscono a restringere sempre più il margine di libertà e le speranze di giustizia di chi seguirà.

Invitiamo dunque tutti coloro che sentono la loro parte di responsabilità nella costruzione del comune avvenire a rafforzare con la loro adesione, e soprattutto con la loro libera voce, questa denuncia del grave pericolo che siano distrutte le basi di una società civile degna del nome. E con esse le speranze dei nostri padri e l’avvenire dei nostri figli.

L’appello è una bozza in fieri alla quale nelle prossime settimane s’intende dare massima diffusione. Ogni commento in calce da parte di chi intenda sottoscriverlo, volto a migliorarla o integrarla, è benvenuto. Grazie.

Firma l’appello

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