• angelica on Sab, 05/09/2009 - 16:48

    Vestiti floreali e intermittenti si curvano e si drizzano dietro alte file di pomodori negli orti periferici. Fluorescenze di cavoli e cardoni. Teorie di fagiolini rampicanti. Spinose falangi di carciofi. Nel riquadro scuro di una finestra spoglia un canarino in gabbia attende la sera scalpitando: il tramonto ritarda.
    Le massaie nelle loro sgargianti stoffe a fantasia, continuano la raccolta vespertina di domestici ortaggi e genuini (così elle credono).
    E il giorno strascica i piedi pigramente. A tratti pare di notare un'accelerazione, un repentino affrettarsi delle nubi, un incupirsi istantaneo dell'aria. Ma sono falsi allarmi.
    Sulla città geometrica, sugli schemi mentali rigorosi, sugli itinerari precisi dei ragionieri all'uscita dall'ufficio incombe una larga smagliatura temporale, un accordo dissonante, una minaccia...
    Il canarino stizzito si mangia le tre unghie delle zampe.

    (ALESSANDRO TRASCIATTI, Prose per viaggiatori pendolari. Ed. Mobydick)

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